Art. 21

In un mondo che cambia rapidamente dove l’informazione rischia di affogare nel mare social, serve re-imparare a leggere, serve maggiore consapevolezza. Non è scontato. Non è acquisito per sempre. È un diritto che va difeso.

foto SIR/Marco Calvarese

“Al mattino leggo i giornali: notizie e commenti, quelli che condivido e quelli che non condivido e forse questi secondi per me sono ancora più importanti. Perché è importante conoscere il parere degli altri, le loro valutazioni. Quelli che condivido sono interessanti, naturalmente, e mi stanno a cuore; ma quelli che non condivido sono per me uno strumento su cui riflettere. E per questo ha un grande valore la libertà di stampa, perché, anche leggendo cose che non si condividono, anche se si ritengono sbagliate, consente e aiuta a riflettere”.

Sono le parole di Mattarella lunedì di fronte agli studenti in Quirinale. Basterebbero queste parole per dire l’importanza dell’informazione nella vita di un Paese democratico e insieme il ruolo e la grande responsabilità in questo mondo ci lavora in modo professionale.

E basterebbero le prime parole dell’Art. 21 della Costituzione, che il presidente ha citato, e che recitano: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure…”.

Libertà e responsabilità. Ribaditi anche nei giorni scorsi a Fossano in un convegno alla presenza del presidente dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte. “Mai come di questi tempi c’è bisogno di giornalisti” ha sottolineato. In un mondo che cambia rapidamente dove l’informazione rischia di affogare nel mare social, serve re-imparare a leggere, serve maggiore consapevolezza. Non è scontato. Non è acquisito per sempre. È un diritto che va difeso.

(*) direttore “La Fedeltà” (Fossano)

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