Ricostruire il pavimento comune

È evidente che chi oggi ci governa fatica a ritrovarsi nel perimetro della Carta costituzionale, gli stessi attacchi al Parlamento e all’idea di democrazia rappresentativa la dicono lunga al riguardo. Ma un Paese non può procedere e tanto meno crescere se non si ritrova unito almeno su pochi, fondamentali, punti

C’era una volta la Prima Repubblica, lo scontro aspro delle ideologie, il comunismo e il capitalismo. Prima, però, chi pose le fondamenta a questa nostra Repubblica riuscì a trovare lo spazio per decidere su cosa doveva poggiare la casa comune. I Padri costituenti individuarono un minimo comun denominatore che divenne la nostra Carta Costituzionale. Certo, si dirà, erano assolutamente condizioni straordinarie: uscivamo (sconfitti) da una guerra mondiale, gli equilibri planetari non erano ancora rigidamente assestati, c’era bisogno di ricostruire il Paese. C’era (aggiungiamo) una classe politica di prima qualità, all’altezza delle sfide enormi che attendevano la nuova Repubblica. Tutto vero, sta di fatto che partiti con visioni del mondo opposte che si sarebbero combattuti duramente nei decenni successivi (la Democrazia Cristiana, il Partito Comunista, il Partito Socialista solo per citare i principali) intuirono che era fondamentale condividere alcuni principi.
Da allora il quadro è cambiato, il contesto si è fatto incredibilmente più liquido, le stagioni politiche sono radicalmente mutate. È arrivata (almeno come espressione giornalistica), la Seconda Repubblica e ora la Terza Repubblica (sempre come espressione giornalistica visto che l’assetto istituzionale in realtà è cambiato pochissimo) con il tempo dei populismi. Stiamo superando la crisi economica più dura del dopoguerra. Il contesto generale si è frantumato, quasi sfarinato e si ha la chiara percezione che si faccia fatica a trovare i cosiddetti “fondamentali” condivisi dalla gran parte degli italiani. Certo, non è tempo e non è clima di Assemblea costituente o simili, ma il tema è molto grave e urgente. È evidente che chi oggi ci governa fatica a ritrovarsi nel perimetro della Carta costituzionale, gli stessi attacchi al Parlamento e all’idea di democrazia rappresentativa la dicono lunga al riguardo. Ma un Paese non può procedere e tanto meno crescere se non si ritrova unito almeno su pochi, fondamentali, punti.
Sarebbe dunque necessario rimettere a tema seriamente, per esempio, l’idea di democrazia e su quali valori condivisi pensare il futuro. Ne cito uno decisivo, che dovrebbe essere pilastro del presente e del futuro e rispetto al quale invece crescono segnali inquietanti: la dignità della persona umana, di ogni persona a prescindere dalla religione, dalla provenienza, dal colore della pelle, dall’orientamento sessuale.
È questo ancora un valore fondante del nostro stare assieme? Oppure cominciamo ad abituarci all’idea che possiamo anche rinunciarvi arrivando a fare nostro quanto George Orwell scriveva nel suo La fattoria degli animali quando al motto “tutti gli animali sono uguali” aggiungeva “Ma alcuni sono più uguali degli altri”?

(*) direttore “La Voce dei Berici” (Vicenza)

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