La lezione dell’orto

Serve ripartire dalla natura. Dalla salvaguardia del Creato. E serve un cambiamento che parte e riparte proprio dal cibo. Questo il messaggio di Terra Madre che in questi giorni renderà Torino e il Piemonte il fulcro mondiale della cultura del cibo

Chi ha un piccolo orto lo sa. Oltre alla soddisfazione di veder crescere una piantina e accompagnarla fino alla tavola c’è molto altro. L’orto è un promemoria per la nostra vita. C’è la natura, da riscoprire, amare, di cui prendersi cura. C’è la necessità di evitare gli sprechi in particolare quello dell’acqua, così preziosa, così indispensabile e che troppe volte diamo per scontata. C’è il monito a non avvelenare il terreno, avvelenando lentamente noi stessi. C’è la stagionalità e il senso del tempo, il valore dell’attesa e il ritorno ai ritmi della natura che sono anche i nostri, anche se spesso ce lo dimentichiamo. E c’è anche il piacere di condividere, le fatiche, le storie, i frutti. Serve ripartire dall’orto. Dalla natura. Dalla salvaguardia del Creato. E serve un cambiamento che parte e riparte proprio dal cibo.Questo il messaggio di Terra Madre che in questi giorni renderà Torino e il Piemonte il fulcro mondiale della cultura del cibo.
Un’occasione per dire con forza l’urgenza della salvaguardia del pianeta attraverso la tutela della biodiversità, il rispetto per le creature, tutte, uomo compreso. In questi giorni in cui la Fao ci parla di numeri impressionanti con oltre 800 milioni di persone denutrite e quasi 700 milioni sovrappeso, i tre cardini della filosofia Slow food “Buono, pulito e giusto” devono riempirsi di significato. Tutela della qualità, salvaguardia del pianeta, equità e giustizia sociale. Anche partendo dalle piccole cose e dalle piccole scelte di ogni giorno. Che possono cambiare il mondo. Come ci insegna il nostro piccolo orto.

(*) direttore “La Fedeltà” (Fossano)

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