I giovani in cammino

Iniziano in questi giorni il loro convergere su Roma, dopo un percorso fatto insieme. Un cammino per sperimentare quel "discernimento" che il Sinodo dei vescovi di ottobre porta nel titolo e che risulta sempre un concetto un po’ ostico. A chiudere gli occhi pare quasi di vederlo questo serpentone di ragazzi che, zaino in spalla, sciamano verso il cupolone. Vanno ridendo, pregando, chiacchierando, cantando. Anche tacendo. Ma soprattutto scoprendo poco a poco se stessi e un nuovo stare insieme.

Come Abramo escono dalla loro terra. Papa Francesco li ha chiamati “Per mille strade” e loro hanno risposto “Siamo qui”. I programmi sono fatti, il cammino è cominciato. Nella nostra, come nelle altre diocesi d’Italia, i giovani iniziano in questi giorni il loro convergere su Roma, dopo un percorso fatto insieme. Un cammino per sperimentare quel “discernimento” che il Sinodo dei vescovi di ottobre porta nel titolo e che risulta sempre un concetto un po’ ostico.
I nostri giovani si muovono da Concordia il 3 agosto – dopo la celebrazione del patrono presieduta dal presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti – per arrivare a Cordenons la sera del 9 agosto. Un percorso a tappe lungo un centinaio di chilometri da fare a piedi: ogni giorno un tratto di strada, ogni giorno un aspetto da meditare. Piedi e pensieri, corpo e spirito, parole e silenzi.
Alcune diocesi hanno scelto cammini legati a san Francesco o a san Benedetto o lungo la via Francigena, altre hanno preferito approfondire i propri luoghi, i propri santuari, la religiosità della propria terra. Lo fanno anche i nostri, che esplorano quel lembo che si snoda da Concordia a Cordenons e che passa attraverso Cordovado, San Vito, Valvasone, Maniago, Giais, Spilimbergo. Una prova di essenzialità, condivisione, preghiera. Giorni di cammino nella ricerca del proprio.
Non sono molti alla partenza, meno di venti: ma le fila via via si ingrossano fino alla settantina che, venerdì 10 agosto, partiranno alla volta di Roma. Lì, sabato 11, al Circo Massimo, vivranno l’incontro con Papa Francesco e con cinquantamila altri giovani italiani che, come i nostri, hanno camminato una settimana intera per giungere alla due giorni romana. Arriveranno da duecento diocesi, accompagnati da un centinaio di vescovi.
A chiudere gli occhi pare quasi di vederlo questo serpentone di ragazzi che, zaino in spalla, sciamano verso il cupolone. Vanno ridendo, pregando, chiacchierando, cantando. Anche tacendo. Ma soprattutto scoprendo poco a poco se stessi e un nuovo stare insieme.
Non sono in gita: è un pellegrinaggio dentro il sacro, anche quello chiuso nel cuore. Vanno “da mille strade” perché chiamati, immagine di una Chiesa giovane che si sintonizza con la Chiesa. Affrontano un cammino, lo condividono per averlo scelto e voluto. Sono consapevolmente alla ricerca di quel senso che rende ogni vita piena: non ricca, sfavillante, affermata ma piena. Mentre camminano, anche quell’ostico discernimento si farà forse mirino, capace di mettere a fuoco, per ciascuno, la strada.
Arriveranno da protagonisti: così li ha voluti Papa Francesco che, aspettandoli, ha fatto muovere e camminare la Chiesa. È stato lungo quasi due anni il percorso preparatorio di questo Sinodo: le diocesi hanno risposto a dei questionari, i giovani lo hanno fatto online. Nel settembre del ’17 si è tenuto un seminario internazionale sulla condizione giovanile; a marzo del ’18 si è raccolto il tutto in un documento finale e, a giugno, è stato presentato l’Istrumentum Laboris. Il Sinodo di ottobre è dunque, a tutti gli effetti, un convenire. In autunno lo faranno i vescovi, adesso lo fanno i giovani andando da Francesco. Quello stesso che, nella Lettera loro rivolta a gennaio dello scorso anno, li ha invitati così: “Ho voluto che foste voi al centro dell’attenzione, perché vi porto nel cuore”.

(*) direttrice “Il Popolo” (Concordia-Pordenone)

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