Guardando a Oriente

Anche dal nostro lungomare vorremmo unirci questo sabato, almeno idealmente ma con tutto il cuore, alla preghiera accorata di Papa Francesco e dei patriarchi ed altri capi delle Chiese e comunità cristiane del Medio Oriente, sul lungomare di Bari, “invocando la pace, nell’amicizia di san Nicola, con i cristiani che soffrono” in quella tormentata regione del mondo, così vicina a noi. Per questo ci impegniamo a costruire rapporti di unità tra noi e in prospettiva ecumenica, con il perdono e la comprensione reciproca, contro ogni chiusura

Anche dal nostro lungomare vorremmo unirci questo sabato, almeno idealmente ma con tutto il cuore, alla preghiera accorata di Papa Francesco e dei patriarchi ed altri capi delle Chiese e comunità cristiane del Medio Oriente, sul lungomare di Bari, “invocando la pace, nell’amicizia di san Nicola, con i cristiani che soffrono” in quella tormentata regione del mondo, così vicina a noi. Quella che – per ragioni storiche, culturali e religiose – possiamo chiamare “porta dell’oriente” è stata scelta dal Papa come luogo privilegiato di convergenza e di supplica, innalzando al Signore l’invocazione che sale ormai da molti anni da molti cuori, mentre la situazione, anziché migliorare sembra complicarsi. Come ha ricordato il card. Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, il Medio Oriente è “una delle regioni del mondo in cui la situazione dei cristiani è più precaria”: nell’ultimo secolo, in seguito a guerre e persecuzioni, la percentuale dei cristiani sulla popolazione è scesa dal 20 al 4%! E i loro capi religiosi, mentre ci ringraziano per l’accoglienza che riserviamo ai fuggitivi, ci chiedono di non “chiamarli” da noi ma di favorirne la permanenza in loco o addirittura il loro ritorno… Per questo la condizione indispensabile è appunto la riconciliazione e la pace in quei territori. D’altro canto si leva anche una voce – quella del patriarca della Chiesa copto-ortodossa di Alessandria, Tawadros II, anche lui presente a Bari – che ci invita a “non interferire negli affari interni” dei loro Paesi perché confidano di risolvere i problemi “nello spirito dell’amore, del dialogo e della comprensione”. Proprio la preghiera è, dunque, la strada migliore per questa causa ingarbugliata e drammatica, la strada immediata e necessaria “per esprimere vicinanza e solidarietà a tutti i cristiani e a tutti gli uomini e le donne che vivono in Medio Oriente”… Compresi, certo, i credenti di altre religioni – in particolare ebrei e musulmani – con i quali ugualmente occorrerà pregare, anche se questo incontro si svolge intanto tra cristiani per esprimere in modo più immediato la vicinanza tra le Chiese. Sono presenti, con il Papa, nell’antica basilica di S. Nicola, tutte le Chiese cattoliche orientali e le Chiese ortodosse, per le quali, spesso duramente perseguitate o emarginate, è particolarmente urgente intravvedere speranze di pace. Infatti – come sottolinea ancora il card. Koch – i cristiani potranno rimanere nella regione solo se la pace sarà ristabilita; non si può immaginare senza cristiani quell’area, culla del cristianesimo; c’è comunque la necessità di proteggere i diritti di ogni persona e di ogni minoranza; ed è urgente proseguire il dialogo interreligioso. “Preghiera e profezia – ricorda il card. Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali – sono le armi della Chiesa!”. In queste vogliamo insieme confidare, mentre – raccogliendo anche l’invito del nostro vescovo – ci impegniamo a costruire rapporti di unità tra noi e in prospettiva ecumenica, con il perdono e la comprensione reciproca, contro ogni chiusura.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)

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