Nulla sarà più come prima

Le classiche fratture che hanno segnato i decenni della politica italiana dal Secondo Dopoguerra in qua sono in buona parte superate. Se destra e sinistra hanno ancora senso (ma hanno ancora senso?) questo deriva da categorie nuove (per esempio Europa sì/Europa no) che devono trovare nuova declinazione. Quella di Salvini e Di Maio è chiara. Si attende che qualcun altro batta un colpo

La Terza Repubblica è ai blocchi di partenza. Al contrario di quello che si sarebbe detto qualche settimana fa quando la matassa politica sembrava troppo ingarbugliata e quasi inevitabile il ritorno (addirittura durante l’estate) alle urne, il contratto di governo tra i due populismi vincitori alle ultime elezioni politiche è pronto per essere sottoscritto. Manca (mentre scriviamo) il via libera del Quirinale e non è un dettaglio da poco, visto che è tornato in ballo il nome del possibile premier.
L’iter con cui Lega e Cinque Stelle sono arrivati a definire i contorni di quello che dovrebbe essere il nuovo esecutivo non è proprio dei più ortodossi e in linea con la prassi costituzionale e questo non può non suscitare qualche preoccupazione innanzitutto in Mattarella che ha condotto la fase post elettorale con una rigorosità e una correttezza esemplari. Comunque vada a finire con il primo governo giallo – verde guidato (non è sicuro) dal giurista Giuseppe Conte, la trattativa tra Salvini e Di Maio ha, di fatto, dato il via a una nuova e inedita stagione politica i cui esiti sono tutti da decifrare, ma che certo è in forte discontinuità con quello a cui eravamo abituati. Da qui anche una certa (comprensibile) apprensione da parte, innanzitutto, delle istituzioni europee e dei mercati internazionali.
Sul fronte della maggioranza si tratterà di capire se e quanto riusciranno ad attuare del contratto di governo, tenendo conto anche del fatto che al Senato Lega più Movimento Cinque Stelle possono contare su una maggioranza di soli sette voti. Al di là di questo (che non è secondario), questi ultimi passaggi segnalano delle novità per le quali si può dire che nulla sarà più come prima. Salvini ha cantato il de profundis al Centrodestra evidenziando che la partita è oggi tra “popolo ed élite” e dunque prendendo atto che i giocatori in campo sono diversi da prima. Se anche fallisse l’asse Di Maio – Salvini è davvero difficile pensare che rivedremo in scena Forza Italia & Co. da un lato e Pd & Co. dall’altro, come se nulla fosse accaduto.
Il risultato della Valle d’Aosta dove Forza Italia e Partito Democratico non hanno nessun eletto al Consiglio regionale la dice lunga, su come queste due forze appaiano oggi inadeguate e incapaci di far fronte alle nuove sfide. Il copione andato in scena all’Assemblea nazionale del Pd è tutto proiettato al passato. C’è dunque da ipotizzare una qualche ridefinizione politica se vorranno dare rappresentanza a quel 50 per cento di italiani che non hanno votato né Lega, né Cinque Stelle.
Le classiche fratture che hanno segnato i decenni della politica italiana dal Secondo Dopoguerra in qua sono in buona parte superate. Se destra e sinistra hanno ancora senso (ma hanno ancora senso?) questo deriva da categorie nuove (per esempio Europa sì/Europa no) che devono trovare nuova declinazione. Quella di Salvini e Di Maio è chiara. Si attende che qualcun altro batta un colpo.

(*) direttore “La Voce dei Berici” (Vicenza)

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