Dopo il “no” della Corte sui vaccini: il Veneto eviti la bulimia autonomista

È il buon senso a dire che il vaccino è cosa buona per tutti. E che, se per essere efficace, il vaccino deve essere somministrato a praticamente tutti, non si capisce perché chiunque possa decidere di non aderire

La Corte costituzionale ha respinto il ricorso della Regione Veneto perché la scelta dell’obbligo sul vaccinare i bambini sì o no spetta al legislatore nazionale ed è una “scelta ragionevole per difendere la salute collettiva, prevenendo la diffusione delle malattie”.
La Corte, quindi, si fonda sulla ragionevolezza, verrebbe da dire sul buon senso. Ovvero che è il buon senso a dire che il vaccino è cosa buona per tutti. E che, se per essere efficace, il vaccino deve essere somministrato a praticamente tutti, non si capisce perché chiunque possa decidere di non aderire.
Si fa fatica a dar torto alla Corte Costituzionale. Anche perché è fondandosi sulla medesima ragionevolezza che la Regione Veneto e i veneti hanno chiesto allo Stato maggiore autonomia. L’hanno fatto, con il referendum, domandando a gran voce che i privilegi altrui, ormai obsoleti, vengano cancellati. Ma anche che il modello buono – di buona amministrazione, laboriosità e ordine – del Veneto venga premiato.
E che venga risolto lo squilibrio ormai pluridecennale fra risorse uscite dal Veneto in forma di tasse rispetto a quelle rientrate in forma di servizi e beni dallo Stato.
Perché, dunque, non tornare al buon senso? Che, proprio perché è tale, è moderato? La bulimia da richiesta di autonomia non fa bene. Diventa autonomismo e, come tutti gli “ismi”, non produce frutti buoni.

(*) “Gente Veneta” (Venezia)

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