Lector in fabula

Alle porte di queste ferie agostane in cui la lettura è una compagna abituale, possiamo soffermarci su alcune tipologie di lettori, di noi lettori

Ogni scritto, che possa essere chiamato tale, ha bisogno di due agenti fondamentali: mittente e destinatario. Non è valido solo per una lettera, ma per tutto ciò che viene scritto. In altri termini, ogni qualvolta si decide di mettere nero su bianco qualcosa, si immagina e si attende un lettore. In narrativa si ipotizza un lettore ideale, nel senso che lo scritto possa giungere a un destinatario con le competenze adatte al messaggio e al modo di trasmetterlo. Per fare un esempio, non è certamente lettore ideale di una lettera in tedesco un destinatario che non conosce quella lingua. Oppure non può essere lettore ideale di un referto medico chi non ha alcuna competenza in tal senso per capirne il significato. Quindi, lo scrittore pretende un lettore che possa cogliere il messaggio; mentre il lettore esige di capire ciò che legge. Tuttavia, in questo doppio scenario, dobbiamo accettare che anche chi scrive è lettore e non solo di se stesso. Pertanto, alle porte di queste ferie agostane in cui la lettura è una compagna abituale, possiamo soffermarci su alcune tipologie di lettori, di noi lettori.

In primo luogo, è da considerare il lettore curioso: chi si avvicina a un testo col desiderio di informarsi e formarsi attraverso quella lettura. È cosciente che quel tempo speso nell’analisi del testo non sarà perso, sebbene conosca bene l’argomento. Anzi, più lo conosce e più ha voglia di approfondire e lasciarsi stupire da ciò che legge. Tuttavia, questa curiosità rimane fine a se stessa perché non trasforma la sua vita. È un divoratore di notizie, ma niente lo sfama.

In seconda battuta, possiamo citare il lettore-censore. Di questo gruppo fa parte chi sfoglia un giornale, ad esempio, per trovare refusi, imprecisioni, copiature o altre forme per cui storcere il naso. È il classico lettore che usa la lente di ingrandimento per accrescere le minuzie e farle diventare dei grossolani errori di cui rimanere scandalizzato. Ha un’altra caratteristica questo genere di lettore: sente l’irrefrenabile bisogno di rendere partecipe chiunque della sua sensazionale scoperta. In genere il lettore-censore scrive pochissimo, perché probabilmente teme di trovare un lettore “esigente” come lui.

Esiste anche il lettore ingenuo, il quale non si pone alcuna domanda sull’attendibilità della notizia, sulla competenza dell’autore, sull’esattezza delle informazioni al punto da ripetere ciò che ha letto senza il minimo riscontro dei dati. Tale gruppo è incrementato notevolmente con l’avvento delle fake news o, più comunemente chiamate, bufale. Questo lettore condivide notizie palesemente assurde, si rassicura della loro veridicità perché lette chissà dove e si convince di essere attento e meticoloso.

Infine, il lettore critico, il quale è mosso dal desiderio di sapere, dalla convinzione che ciò che legge richiede la sua intelligenza e dal desiderio che chi scrive cresca con lui. Questi riconosce il fatto che la lettura lo coinvolge, lo investe, lo trasforma per il solo atto di avvicinarsi al testo. Così, come chiosò Umberto Eco, il lettore è già nella fabula che legge e ne comprende il vero senso solo se vi partecipa con tutta la sua intelligenza e voglia di sapere.

(*) direttore “L’Arborense” (Oristano)

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