Vivere con 63mila euro al giorno

Il “caso Cattaneo” è solo l’ultimo episodio di una tendenza all’accentuarsi drammatico delle diseguaglianze nelle società occidentali. Gli importi incredibili di cui si parla per qualche giocatore di calcio, o peggio le buonuscite di presidenti e manager di società magari drammaticamente fallite testimoniano di una voracità di singoli per i quali l’equità non rappresenta un tema degno di nota

63mila euro al giorno. È quello che Flavio Cattaneo, oramai ex amministratore delegato di Telecom Italia, si porta a casa in 16 mesi di contratto. Per il suo compito ha infatti guadagnato qualcosa come 30 milioni e duecentomila euro di cui 25 milioni come buonuscita.
Ora: è vero che c’è un contratto che addirittura prevedeva, a fine rapporto, il pagamento di un bonus che poteva arrivare a 40 milioni e che dunque l’ex ad si è “accontentato” di poco più della metà.
È vero che in questi 16 mesi il top manager ha ristrutturato l’azienda e ne ha avviato il rilancio con grande beneficio economico per gli azionisti.
È pure vero che Cattaneo ha collezionato nella sua carriera importanti successi rimettendo in carreggiata aziende in difficoltà. È vero, infine, che siamo in un sistema di mercato che dovrebbe auto-regolamentarsi.
Ma anche premesso tutto questo c’è qualcosa che non funziona. Non regge un compenso che non ha alcun legame oggettivo con la realtà ma solo con gli interessi degli azionisti (e non quindi con l’economia reale); non si giustifica l’enormità di un importo che non ha proporzione con gli elementi economici aziendali; non da ultimo, non c’è alcun aggancio a un minimo di equità. E per questo appare decisamente immorale.
Il “caso Cattaneo”, peraltro, è solo l’ultimo episodio di una tendenza all’accentuarsi drammatico delle diseguaglianze nelle società occidentali. Gli importi incredibili di cui si parla per qualche giocatore di calcio, o peggio le buonuscite di presidenti e manager di società magari drammaticamente fallite (Zonin ha ricevuto una buonuscita di un milione di euro da una banca già in dissesto) testimoniano di una voracità di singoli per i quali l’equità non rappresenta un tema degno di nota.
Tutto questo pone domande che interpellano da un lato la società e le diverse istituzioni a prendere posizione e dall’altro la politica a cercare risposte in termini di dignità di ogni persona.
I risultati ottenuti in Telecom sono frutto solo della genialità di questo top manager? Gli altri dipendenti non c’entrano nulla?
Che valore ha oggi il lavoro?
È giusto che non ci sia nessuna proporzione tra lo stipendio medio di un dipendente e quello dei top manager? Il concepire stipendi senza limiti né proporzione, né aggancio all’economia vera non segnala un sistema economico fuori controllo e destinato prima o poi a sbattere?
E infine una curiosità: ma cosa ci fa uno con 63mila euro al giorno? Sarebbe una bella domanda da fare alla moglie di Cattaneo: la brava e bella pasionaria rossa, l’attrice comunista Sabrina Ferrilli.

(*) direttore “La Voce dei Berici” (Vicenza)

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