Mons. Luigi Bettazzi, vita e pensiero in un racconto inedito

I luoghi Treviso, Bologna, Roma, Ivrea. Le speranze e gli orizzonti: il Concilio, la pace, il dialogo sono queste le parole chiave di un libro intenso e semplice nella sua profondità. Nella linearità e nella dolcezza felice ma mai banale delle parole del vescovo del Concilio

Tanto ha scritto mons. Luigi Bettazzi e molto si è scritto su di lui. In questo breve e intenso saggio è presentato un itinerario inedito nel quale emergono aspetti nuovi di una personalità molto più complessa di quella che appare. Questo libro è un interessante profilo che lega la storia di un uomo di oltre novant’anni con alcuni passaggi cruciali della vita della società e della Chiesa nella storia contemporanea: da Treviso a Bologna, da Roma ad Ivrea, dall’Italia al mondo. Il libro è un il risultato di un percorso, iniziato quattro anni fa e che ora esce per i tipi di Arabafenice con un titolo sobrio ma indicativo “Ricordi, vita e pensiero in Luigi Bettazzi”.

Tutto nasce da lungo colloquio a tre, durato alcuni anni: protagonista è mons. Luigi Bettazzi, prete, vescovo, uomo di Dio nella storia, e due giornalisti, il sottoscritto e il collega della sede regionale della Rai del Piemonte Michele Ruggiero. Questa non è una biografia o una rilettura critica e storiografica di una delle personalità più originali e avanzate del cattolicesimo contemporaneo, ma il frutto di un dialogo a cuore aperto. Un colloquio, corale, disteso e famigliare nel quale emergono alcune parole chiave, realtà e domande, speranze e sofferenze. spesso inevase. Un viaggio introspettivo nella memoria di un uomo di fede che ha saputo e ancora riesce a sorprendere e sorprendersi a parlare di Gesù Cristo e della sua Parola di salvezza in un modo plurale, diviso, spesso indifferenze ma sempre alla ricerca di un senso della cose e soprattutto del vivere.

Fiumi di parole sono stati spesi per raccontare la nostra società liquida e globalizzata dove confini e riferimenti sociali si perdono e si ricompongono in modo fluido e precario, mentre il potere si allontana dal controllo delle persone. Eppure, da tutta questa generale indefinita struttura sociale, ecco materializzarsi e moltiplicarsi in tutto il mondo solidi muri di pietra o di filo spinato, vigilati dagli uomini e dalla tecnologia. Mons. Luigi Bettazzi racconta e si interroga, spera e prega e continua a domandare e a domandarsi come si possa essere uomini e donne del proprio tempo.

I luoghi Treviso, Bologna, Roma, Ivrea. Le speranze e gli orizzonti: il Concilio, la pace, il dialogo sono queste le parole chiave di un libro intenso e semplice nella sua profondità. Nella linearità e nella dolcezza felice ma mai banale delle parole del vescovo del Concilio.

Emerge un ritratto inedito di don Luigi, mons. Bettazzi. Le sue paure e le sue debolezze, “non sono un leader”… “a volte ripenso alla mia lunga vita e mi rammarico per aver pensato troppo, mi sento più studioso che pastore”.

La morte… è un fatto biologico e naturale, ma io provo a dire per fede che cosa significa nella sua dimensione più tragica e gloriosa. Fuori dal peccato originale eravamo in uno stato edenico. Quando uno giunge al termine della vita dovrebbe affermare ‘me ne vado’. Il che non significa la distruzione totale, ma un arrivederci, in una dimensione diversa: ‘Io vado di là e poi arriverete anche voi’. L’uomo moderno è troppo aggrappato alla dimensione della vita terrena. La nostra società, poi, ha perduto il senso della fine e del limite, dunque della morte”, afferma nel lungo colloquio mons. Bettazzi.
Una prospettiva, che diventa speranza di quello che sarà.

“In fondo noi siamo come i bambini del grembo della madre. Stiamo bene qui ma è una casa diversa che ci attende per sempre”.

Una realtà fuori dal tempo e dalla dimensione umana, la casa di Dio per ogni uomo.

(*) coordinatore web “La Voce e Il Tempo” (Torino)

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