Il giornale e Poste Italiane

È sui cosiddetti “giorni alterni” che vorremmo tornare. Mi spiego con un esempio concreto, posto da un affezionato lettore. “Il giornale non è ancora arrivato a casa”, ha scritto lunedì un amico che ci segue con grande fedeltà. La spiegazione è presto data. Se il suo giorno di consegna era di venerdì, cioè il 2 giugno, festa della Repubblica, il recapito a domicilio è saltato. Durante la scorsa settimana l’abbonato in questione ha ricevuto la posta nei giorni dispari. In questa settimana, al medesimo lettore, toccano i giorni pari, martedì e giovedì. Quindi, saltato venerdì 2 giugno, si passa alla prima consegna utile di martedì 6 giugno.

Ci siamo di nuovo con il tormentone Poste. La festa del 2 giugno di venerdì scorso ha messo a nudo un sistema che non funziona. Su queste colonne siamo intervenuti in diverse occasioni, anche abbastanza duramente. A Cesena nel febbraio 2016 venne applicata, prima città in Italia, la consegna a giorni alterni che Poste Italiane, nelle numerose dichiarazioni ufficiali, aveva assicurato riservata solo ai comuni con meno di 30mila abitanti.

Venne sperimentata la nostra città perché nella regione più virtuosa d’Italia è considerata la migliore per la consegna a domicilio. Per due o tre settimane l’impatto fu particolarmente difficile. Poi i dipendenti e tutta l’organizzazione riuscirono a mettersi a regime, anche se si comprendeva benissimo che il metodo avrebbe fatto acqua.

Così è stato e così si è ripetuto appena una settimana fa. Lasciamo stare le festività di Pasqua. Lasciamo perdere quelle attorno al 25 aprile e al primo di maggio che ci hanno costretti a maratone incredibili per chiudere anticipatamente il giornale in modo da poter arrivare puntuali nelle case dei nostri abbonati.

Nella scorsa settimana non è stato possibile fare altrettanto, anche per non stampare un giornale già vecchio, e il sistema “a giorni alterni” ha mostrato tutti i suoi limiti.

Desideriamo subito evidenziare la grande volontà messa in atto dal personale di Poste sul territorio che tenta di fronteggiare una situazione al limite del paradossale. Siamo certi che sono stati compiuti veri e propri miracoli per recapitare il “Corriere Cesenate” al maggior numero possibile di lettori. Diamo atto che molto è stato realizzato, con mezzi e personale ridotto.

Ma è sui cosiddetti “giorni alterni” che vorremmo tornare. Mi spiego con un esempio concreto, posto da un affezionato lettore. “Il giornale non è ancora arrivato a casa”, ha scritto lunedì un amico che ci segue con grande fedeltà. La spiegazione è presto data. Se il suo giorno di consegna era di venerdì, cioè il 2 giugno, festa della Repubblica, il recapito a domicilio è saltato. Durante la scorsa settimana l’abbonato in questione ha ricevuto la posta nei giorni dispari. In questa settimana, al medesimo lettore, toccano i giorni pari, martedì e giovedì. Quindi, saltato venerdì 2 giugno, si passa alla prima consegna utile di martedì 6 giugno.

Come può funzionare un sistema così congegnato? Ce lo stiamo chiedendo da tanto tempo. Abbiamo posto il medesimo interrogativo su tutti i tavoli di confronto con Poste Italiane. Il “Corriere Cesenate” che arriva oltre il fine settimana e un quotidiano come “Avvenire” con diversi giorni di ritardo che senso possono ancora avere per gli abbonati? Noi ce lo domandiamo e lo domandiamo ancora, e con forza, a Poste Italiane.

(*) direttore “Corriere Cesenate” (Cesena-Sarsina)

Altri articoli in Territori

Territori

Informativa sulla Privacy