Il Pd e… gli altri

Il quadro, che si presenta già poco rassicurante per l’Occidente e per l’Europa, rischia di incupirsi in Italia

Sconcertante il Movimento 5 Stelle nella vicenda romana! Finalmente le dimissioni “irrevocabili” dell’assessore all’urbanistica Berdini hanno risolto la farsa delle dimissioni respinte “con riserva” dalla sindaca Raggi, che nel giro di pochi mesi è andata perdendo una decina dei suoi più stretti collaboratori, tra assessori e dirigenti. “Ma noi andiamo avanti!” dice con orgoglio; e speriamo bene per la città di Roma e per i suoi cittadini! Ma non meno sconcertante è la fase che sta vivendo il Partito Democratico ormai da molti mesi e che sembra ingarbugliarsi sempre più anziché dipanarsi. Tra la Direzione di lunedì 13 febbraio e l’Assemblea nazionale convocata per questa domenica 19 è un’ebollizione continua di accuse e controaccuse, di ipotesi e controipotesi.

Ad un certo punto le posizioni sono apparse tre: Renzi e i suoi per il Congresso in tempi rapidi ed elezioni a settembre-ottobre; Bersani e la sinistra – che pure l’aveva chiesto a gran voce – per rinviare il Congresso; il ministro Orlando, defilato dai renziani e dalla sinistra per un’altra non ben definita posizione, ora sì ora no candidato alla segreteria pre-congressuale. In attesa delle annunciate dimissioni di Renzi – che, pur consapevole di avere perso abbondantemente smalto, può però contare ancora sul 67% dei delegati all’Assemblea – il partito di maggioranza in parlamento sembra paralizzato da un eccesso di dibattito interno, con la persistente minaccia di scissione. Mentre non si capisce fino a quando intenda sostenere il governo Gentiloni, poiché il dilemma è appunto su quando e come andare alle urne.

Così è il Paese intero che risente gravemente del malessere interno del Pd, i cui componenti, litigiosi e inconcludenti, non sembrano rendersi conto delle loro grandi responsabilità. Pd o PdR (partito di Renzi), è pur vero che la sinistra, vent’anni fa al governo in quasi tutto l’Occidente, è ormai sbandata e in netta crisi un po’ ovunque, avendo lasciato alle forze populiste e sovraniste l’interpretazione del sentire popolare. Ma per evitare una crisi irreversibile, il Pd deve saper cogliere le sfide della società nuova che s’è creata in questi ultimi anni, cercando di dare risposte comprensibili e plausibili – di altro tenore ma non meno incisive rispetto agli altri “movimenti” montanti – alle urgenze di oggi. Il quadro, che si presenta già poco rassicurante per l’Occidente e per l’Europa, rischia di incupirsi anche in Italia se – buon ultimo tra i partiti eredi del ‘900 – viene a sfaldarsi questa forza di equilibrio democratico, mentre altrove sembrano prevalere i diktat dei capi. Con una destra in affannosa ricerca di un leader unitario e un M5S leader-dipendente, il terzo contendente potrebbe condannarsi a gettare la spugna.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)

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