Perdonanza Celestiniana: card. Petrocchi (L’Aquila), “non ha solo un ‘raggio’ ecclesiale, ma anche valenza sociale”

“La Perdonanza non ha solo un ‘raggio’ ecclesiale, ma anche valenza sociale. Proprio questa ‘saldatura’ tra evento liturgico e dimensione civile costituisce una caratteristica speciale che rende la Perdonanza celestiana, celebrata a L’Aquila, evento unico e al tempo stesso universale. Sta su questo ‘crinale’ – che congiunge il versante della fede e della ragione – la novità del messaggio consegnato alla nostra Città, ma rivolto, attraverso una ‘mediazione aquilana’ – al mondo intero”. Lo ha affermato, stasera, il card. Giuseppe Petrocchi, arcivescovo di L’Aquila, nell’omelia della Messa di chiusura della Perdonanza, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio.
Per il porporato, “la celebrazione della Perdonanza non può essere solo un evento esteriore: una sorta di mantello posto provvisoriamente su una veste macchiata e destinato ad essere dismesso, lasciando le cose com’erano, non appena la Porta santa si chiude. La Perdonanza va celebrata nell’Anima della Chiesa e nel Cuore della Città”. Perciò, nel fare un “bilancio” della Perdonanza “si dovrebbe assumere, come indice di successo, il cambiamento in meglio, registrando – nel corso dell’anno – i progressi avvenuti nella mentalità e nello stile di gestione dei rapporti interpresonali, famigliari, culturali, sociali ed istituzionali”.
In questo, “L’Aquila ha una missione da svolgere, con le parole e nei fatti: quella di proclamare la Civiltà della Perdonanza”. Perciò, “L’Aquila da Città ‘tra’ i monti deve, sempre di più, porsi come Città ‘sul’ monte (in senso evangelico): capace di vivere e di diffondere, a livello planetario, il Messaggio di Papa Celestino”.
Il card. Petrocchi ha, quindi, ricordato che “questa 725ª edizione della Perdonanza ricorre, come è noto, nel 10° anniversario del terremoto. Da credenti, non possiamo limitarci a ‘subìre’ gli eventi, accettandoli con rassegnazione, ma siamo chiamati a ‘interpretarli’ alla luce del Vangelo e riconoscere il flusso di grazia che li attraversa. Per questo, accompagnati da Papa Celestino dobbiamo varcare la ‘porta degli eventi’, per leggere ciò che il Signore, crocifisso-risorto, ha scritto in queste pagine dolorose della nostra storia”. Solo così, ha concluso l’arcivescovo, “potremo cogliere, sempre meglio, il significato salvifico che ‘portano dentro’ e rispondere alla sfida del sisma, con la saggezza e la tenacia dei figli di Dio: ‘esperti nel vivere la risurrezione’”.

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