Diocesi: card. Bagnasco (Genova), “anche noi cristiani rischiamo a volte una lettura solidaristica e sociologica dell’Incarnazione”

“Il perché dell’Incarnazione di Dio non è uno slancio di umana compassione, ma un atto di amore divino”. Lo ha affermato il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, nell’omelia pronunciata oggi pomeriggio, nella messa vespertina celebrata in occasione della solennità della Madonna della Guardia all’interno del santuario sul monte Figogna. “Il Figlio di Maria – ha detto il porporato – non morirà di compassione, ma d’amore, e questo ci porta subito nell’orizzonte della fede: la semplice prossimità di Dio a noi non ci avrebbe salvato dal male che ci assale da ogni parte, che sta all’origine di tutti i mali che ci affliggono, e che il mondo dice di combattere con menzogne e contraddizioni folli”. Un pericolo e un rischio che riguarda anche i fedeli. Infatti, “anche noi cristiani rischiamo a volte una lettura riduttiva dell’Incarnazione di Dio nella storia, una lettura solidaristica e sociologica che oscura il peccato e svuota la croce”. Invece, “il perché del Mistero che celebriamo, la buona notizia da annunciare al mondo, è Gesù che ha riaperto la porta del cielo, quella porta che nessun uomo poteva aprire”. Non dobbiamo mai dimenticare, ha ricordato l’arcivescovo, che “Dio è sceso fino a noi non per restarci, ma per elevarci fino alla vita divina, oggi e per l’eternità” e che, “fuori da questo, il cristianesimo è ridotto ad amore fraterno, ad assistenza, a non violenza, e le opere buone rimangono opere etiche ma non corredentrici, cioè azioni di Cristo che vive in noi e opera con noi”. Invece la morte di Cristo è la salvezza del mondo. “La croce di Dio – ha concluso – abbraccia tutto il bene del mondo, ma lo purifica e lo eleva grazie al sangue versato da Dio. E genera uomini nuovi, cittadini di un mondo nuovo che ci chiede di renderlo visibile a tutti”.

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