Salvataggi in mare: Mediterranea, “se necessario agiremo come la Sea-Watch”

“Se dovessimo trovarci in una situazione in cui siamo l’unica imbarcazione che può svolgere il salvataggio agiremo come prevede la normativa e la legge del mare, che obbligano a comportarsi in un certo modo, come ha fatto la Sea-Watch. Così abbiamo fatto e così faremo”. Lo ha affermato oggi a Roma Alessandro Metz, di Mediterranea Saving Humans, durante la conferenza stampa congiunta delle Ong (Sea-Watch, Mediterranea, Open Arms, Antigone, Tavolo nazionale Asilo e Medici senza frontiere), alla sala stampa estera. Ieri sera la Sea-Watch è stata esclusa dalle audizioni in Parlamento in vista del voto sul decreto sicurezza bis. Altre Ong hanno deciso di disertare in segno di solidarietà con la Sea-Watch. Giorgia Linardi, portavoce della Sea-Watch, ha raccontato che la comandante Carola Rackete “sta bene, dopo aver trascorso giorni in isolamento non si rende conto della risonanza di questa vicenda. L’unica domanda che continua a fare è: ‘Le persone sono state fatte scendere?’ Un giudice ragionevole ha capito che la comandante non poteva far altro che quello che è stato fatto”. In questi 17 giorni, ha proseguito Linardi, “abbiamo tentato tutto il possibile per un ingresso regolare e autorizzato in Italia. Ma non c’era nessuna alternativa a Lampedusa”. La comandante Rackete, “come suo dovere e non avendo ricevuto aiuto dalle autorità che hanno ignorato le sue richieste – ha spiegato -, ha fatto rotta verso il porto più vicino. A Lampedusa è stata ignorata per 36 ore finché ha deciso che i naufraghi e l’equipaggio non avrebbero potuto sostenere un’altra notte in mare. Il medico a bordo aveva allertato sul rischio di gesti disperati di autolesionismo. Carola ha deciso di assumersi la responsabilità di entrare in porto, perché non voleva assumersi la responsabilità dei rischi per le vite umane”. Dopo la liberazione Sea-Watch ha attuato “un piano di evacuazione per proteggere Carola dalla stampa e darle il tempo di isolarsi e capire. È ancora in Italia”. Marco Bertotto, di Medici senza frontiere, ha detto che il decreto sicurezza bis “ha l’obiettivo palese di impedire l’attività di ricerca e soccorso in mare”. Dall’anno scorso ad oggi “vi sono stati 19 situazioni di stallo in mare su navi delle Ong, mercantili e navi militari, con 2500 persone bloccate per un totale di 165 giorni, aggiungendo sofferenza a persone già provate”. Msf è preoccupata per l’articolo 12 che prevede premi per i Paesi che rimpatriano i migranti: “Si rischia di finanziare dittature che daranno luogo a nuove fughe. Si creerà un mercato dei rimpatri in cui la controparte potrà chiedere più soldi”.

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