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Hong Kong: appello dei leader religiosi, “violenza mina la pace e l’armonia sociale e non offre soluzioni all’attuale impasse”

Un appello alla pace, a rinunciare ad ogni forma di violenza, a mettere da parte le divergenze e costruire canali di comunicazione e dialogo “sincero” con lo scopo di lavorare tutti insieme al bene comune di Hong Kong. E’ quanto chiedono in un messaggio congiunto i leader delle maggiori tradizioni religiose: il venerabile Kuan Yun, presidente dell’Associazione Buddista, il cardinale John Tong Hon, amministratore apostolico della diocesi cattolica di Hong Kong, Tong Yun Kai, presidente dell’Accademia del Confucianesimo e Sat Che Sang, Ibrahim, presidente del Centro culturale cinese musulmano. I leader religiosi sono scesi in campo ieri dopo che lunedì un gruppo di manifestanti ha fatto irruzione nel palazzo del Consiglio legislativo vandalizzando l’aula della Camera. In risposta a questi atti di violenza, nella dichiarazione buddisti, cattolici, confuciani e musulmani chiedono al popolo di “esercitare il loro diritto di protesta in modo razionale e pacifico, e non ricorrere a atti di violenza che non solo sono contro la legge e l’ordine, ma minano anche la pace e l’armonia sociale”. L’appello interreligioso si rivolge anche al governo locale di Hong Kong (Sar, Special Administrative Region) e a coloro che “hanno punti di vista diversi a mettere da parte le loro divergenze e le proprie convinzioni, per costruire insieme canali efficaci di comunicazione reciproca e impegnarsi in un dialogo sincero”. “Hong Kong è la nostra casa”, si legge nell’appello: “Non dovremmo fare nulla che possa mettere a repentaglio il suo benessere”. Usare mezzi violenti per vedere soddisfatte le proprie richieste “farà a pezzi la nostra società e non offrirà soluzioni all’attuale impasse. Ci attendiamo invece che tutti i settori della società, con pensiero profondo, apertura mentale, prudenza, atteggiamento ricettivo e rispetto reciproco, giungano presto ad una comprensione che, tenendo debitamente conto dei bisogni genuini degli individui, mira al bene comune, che è il benessere di Hong Kong. Solo su queste premesse, possiamo riprendere il viaggio che porterà Hong Kong alla pace e alla concordia”.

 

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