Costa Rica: la Conferenza episcopale invita ad ascoltare le richieste popolari e a un dialogo concreto e costruttivo

Un’inedita stagione di scontento sociale, caratterizzata da forti manifestazioni di protesta, sta scuotendo in queste settimane la Costa Rica, il piccolo Paese centroamericano noto per la sua situazione singolare, rispetto al resto della regione, di coesione sociale, rispetto per l’ambiente, attenzione alla pace e rifiuto di avere un esercito. A protestare, per la riforma del sistema scolastico ed educativo, sono soprattutto gli insegnanti ed educatori, cui si sono uniti gli studenti. Le proteste hanno generato alcuni scontri con le forze di polizia, che hanno causato alcuni feriti.
In merito alla situazione che si è venuta a creare la Conferenza episcopale (Cecor) ha emesso un comunicato, firmato da tutti i vescovi, nel quale esorta a “mettere sempre la persona al centro” di ogni attività politica e progetto legislativo. Secondo i vescovi, “i vari settori della società hanno tutto il diritto di manifestare e di essere ascoltati”. In questo caso, “il popolo chiede una maggiore giustizia sociale, opportunità di lavoro, un’educazione integrale e non ideologizzata, che rispetti i valori etici e morali, un’educazione di qualità, una distribuzione più equa della ricchezza, un’attenzione ai piccoli imprenditori”. Perciò, “è il momento di avviare davvero un processo di dialogo concreto e costruttivo, nel quale si facciano proposte e si sappia ascoltare”, guardando al bene comune e senza anteporre interessi particolari. In questo modo, verrà accantonata “ogni tentazione di ricorrere alla violenza che, come sappiamo, non porta mai a nulla di positivo. La pace sociale è fondamentale, ma per costruire è richiesta la volontà di tutti”.

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