Ebola: Unicef, “cresce il rischio che si diffonda anche in Sud Sudan. Coinvolte 3 milioni di persone con messaggi salvavita”

Il virus Ebola rischia di diffondersi dalla Repubblica democratica del Congo verso il Sud Sudan. In un anno la seconda ondata di epidemia ancora in corso nella vicina Repubblica democratica del Congo ha già ucciso più di 1.700 persone. Per questo l’Unicef sta lavorando con il governo del Sud Sudan, altre agenzie delle Nazioni Unite e partner per diffondere messaggi di prevenzione e coinvolgere le comunità per aiutarle a proteggersi dalle malattie. Inoltre, l’Unicef e il governo coordinano il gruppo di lavoro tecnico sulla prevenzione e il controllo dei contagi, che assiste gli operatori sanitari e altri operatori sul campo nello svolgimento delle loro mansioni in modo sicuro e sostiene l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari nelle strutture sanitarie, nelle scuole e nei luoghi pubblici. “Con l’Ebola più vicina di prima al Sud Sudan, non abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo essere preparati a rispondere a un’epidemia nel Paese, ma prima e soprattutto dobbiamo fare il possibile per evitare che la malattia raggiunga il Sud Sudan”, dichiara Mohamed Ad Ayoya, medico e rappresentante dell’Unicef in Sud Sudan. “Il coinvolgimento attivo delle comunità è la chiave per fermare la diffusione. Stiamo lavorando a stretto contatto con le comunità per creare consapevolezza e comprendere le vie di trasmissione, promuovere la pulizia delle mani e buone pratiche igieniche, le misure di prevenzione più efficaci”. Sono stati formati 450 operatori che, porta a porta, organizzano incontri per le comunità e coinvolgono leader locali e religiosi per diffondere messaggi salvavita. “I nostri operatori e partner sul campo che lavorano nelle comunità confermano che un numero sempre più consistente di persone è consapevole dell’Ebola e delle misure di protezione che possono attuare per fermarne la diffusione – precisa Ayoya –. L’individuazione precoce e il contenimento dei tre casi di Ebola in Uganda nel mese di giugno rappresentano il risultato di una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dimostrano il vero valore del lavoro di prevenzione e di collaborazione con le comunità. Finché l’Ebola rimane alle nostre porte, non possiamo riposare e dobbiamo portare avanti i nostri sforzi”.

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