Migranti: a Lesbo e Samos le vacanze solidali della Comunità di Sant’Egidio, “ogni giorno sbarcano centinaia di persone”

Gli sbarchi non si fermano nelle isole greche di Lesbo e Samos, nel mar Egeo, dove la situazione è drammatica ed esplosiva da tempo. In questo periodo a Lesbo “arrivano ogni giorno, dalle coste turche, 100/150 persone, e non solo afghani e siriani, le prime due nazionalità presenti nei campi ufficiali e negli insediamenti informali. Molti provengono anche dall’Africa sub-sahariana, dal Congo, dal Camerun, dalla Somalia, perfino dallo Yemen”: lo racconta al Sir da Lesbo Valeria Guterres, volontaria della Comunità di Sant’Egidio. Dal 20 luglio e fino al 31 agosto, 150 volontari, a turni di dieci giorni, insieme ad un gruppo di mediatori culturali, trascorreranno le loro vacanze nelle isole egee insieme ai profughi.  I volontari stanno organizzando cene, feste e pranzi domenicali in parrocchia, gite, corsi di inglese e apriranno laboratori artistici, musicali, con attività di animazione per i bambini, le mamme, i giovani. Attualmente ci sono 23 volontari a Lesbo e 10 a Samos. “Abbiamo scelto di dedicare le nostre vacanze ai profughi per dare un segnale – spiega Guterres -. Ogni sera, dal lunedì al venerdi, organizziamo una cena, seduti al tavolo, per circa 200 persone. Li facciamo mangiare e bere bene. Il cibo è una priorità, perché al campo sono costretti a file lunghissime”. I bisogni sono enormi, per cui la selezione tra i profughi non è facile. “Andiamo nei campi a distribuire i ticket per la cena – prosegue -. Ci sono tante famiglie numerose, persone disabili che hanno difficoltà di accesso al cibo. Ora la voce si sta spargendo”. Inoltre, continua, “ci siamo resi conto che altre associazioni danno priorità alle donne e ai bambini ma per i giovani ci sono poche iniziative. Vorremmo intercettare i loro bisogni, proponendo iniziative mirate”. Nell’isola di Lesbo sono già presenti oltre 7.000 donne, uomini e bambini migranti, fermi per mesi e mesi in attesa che la domanda di asilo venga presa in considerazione. Sono accolti nell’affollatissimo hot spot di Moria (oltre 5.000 persone ma la capienza è di 2.200 posti) e nel campo di Kara Tepe, destinato principalmente agli africani. Moltissime persone sono invece costrette a vivere in baracche malsane o tende in insediamenti informali.

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