Caso Bibbiano: Ramonda (Apg23), “potenziare l’affido. Eventuali abusi vanno perseguiti ma il sistema funziona”

“Questa iniziativa può essere anche valida ma non deve andare a minare un iter già strutturato e collaudato, regolato da due leggi e con percorsi ben definiti. Laddove vengano accertati abusi questi vanno assolutamente perseguiti, da qualsiasi parte vengano, ma ciò che serve è potenziare l’istituto dell’affidamento”. In un’intervista al Sir Giovanni Paolo Ramonda, responsabile dell’Associazione comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23), commenta in questi termini l’annuncio del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede di voler istituire presso il dicastero, a seguito della vicenda degli affidi in Val d’Enza, in provincia di Reggio Emilia, sulla quale sta indagando la magistratura, una “squadra speciale di giustizia per la protezione dei bambini” per “fare in modo che il sistema giustizia possa avere il monitoraggio costante e serratissimo di tutto il percorso dei bambini affidati”. “In Italia – prosegue il responsabile – ci si occupa di affidamento da decenni; si tratta di un’esperienza collaudata e consolidata ed è incontestabile la validità di questo istituto che ha lo scopo di sostenere famiglie di origine in difficoltà ed eventualmente, in caso di bisogno, di collocarne temporaneamente i figli minori in altri nuclei familiari o in case famiglia. Si tratta sempre di minori non adottabili che non possono rientrare nella loro famiglia d’origine a causa di una comprovata incapacità genitoriale”. Per Ramonda, “qua e là si possano riscontrare incapacità o mancanze, tutto può essere migliorato” ma il sistema attuale “è consolidato e caratterizzato da una buona capacità di lavorare fra tribunali dei minori, servizi sociali, associazioni e famiglie”.

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