Libertà religiosa: Acs, lettera a George Clooney e Elton John, “Hollywood non si fermi al Brunei. Fate udire la vostra voce a favore dei cristiani pakistani condannati a morte per blasfemia”

La Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) torna a rivolgersi allo star system. Dopo la lettera dello scorso anno che esortava Sharon Stone e le altre promotrici del movimento MeToo a non dimenticare le donne che soffrono violenza in nome della propria fede, Acs si rivolge a George Clooney e a Elton John, capifila nei mesi scorsi di un movimento di protesta contro l’entrata in vigore nel Sultanato del Brunei di una rigida applicazione della sharia che prevedeva la pena di morte per reati quali l’adulterio e i rapporti omosessuali. Una battaglia che ha avuto un esito positivo, dal momento che il Sultano del Paese asiatico ha disposto una moratoria sulla pena capitale per omosessualità e adulterio. Acs chiede pertanto che simili mobilitazioni siano portate avanti anche contro le violazioni della libertà di fede in atto nei Paesi in cui la legge islamica è fonte di diritto: dall’Afghanistan all’Arabia Saudita, dal Sudan agli Stati settentrionali della Nigeria. “Ogni protesta finalizzata alla tutela della vita umana va accolta positivamente – si legge nella lettera – specie per condotte che, salva la valutazione morale, nessun ordinamento civile qualificherebbe come reati. È lecito tuttavia domandarsi perché non si levi analoga disapprovazione quando, sempre in applicazione della sharia, ad essere calpestati sono la libertà religiosa ed altri fondamentali diritti umani”. La Fondazione leva la propria voce contro il doppio standard che spesso penalizza la libertà religiosa portando ad esempio 6 cristiani attualmente condannati a morte in Pakistan per blasfemia: Sawan Masih, Shafqat Emmanuel, Shagufta Kasur, Qasir Ayub, Amoon Ayub e Nadeem James. “L’analogo caso di Asia Bibi – scrive Acs, che ha sempre sostenuto la donna cristiana senza mai smettere di attirare l’attenzione mediatica internazionale sul suo dramma – si è felicemente concluso con un’assoluzione dopo 10 anni di carcere e grazie a una diffusa mobilitazione, mentre di Sawan e dei suoi compagni di pena nessuno si occupa”. La lettera si conclude con un appello alle star che si sono impegnate contro l’applicazione della sharia nel Sultanato: “Fate udire la vostra voce a favore di questi sei cristiani con lo stesso meritorio impegno manifestato nel caso del Brunei!”. Acs accompagna la propria attività di denuncia e sensibilizzazione a progetti concreti. “Abbiamo deciso di istituire un apposito Fondo per i progetti più urgenti della nostra amata Chiesa nei Paesi islamici in cui è applicata la sharia – spiegano Alfredo Mantovano e Alessandro Monteduro, rispettivamente presidente e direttore di Acs-Italia -. Vogliamo sostenere questi fratelli con la maggiore rapidità possibile”.

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