Convegno don Sturzo: card. Bagnasco (Ccee), “istituzioni accademiche cattoliche sono chiamate a essere più presenti nel pubblico dibattito”

Per il card. Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze dei vescovi d’Europa (Ccee), “i cristiani hanno una grande responsabilità e forse qualche ritardo. I luoghi del pensiero e le istituzioni accademiche cattoliche sono chiamate a essere più presenti nel pubblico dibattito, e portare le ragioni di quei valori che sono proposti dal Vangelo, ma che appartengono all’esperienza universale”. Il presule lo ha detto ieri, intervendo sul tema “Europa: l’attualità di un impegno nuovo”, a Caltagirone, durante il primo giorno del Convegno internazionale dal titolo “L’attualità di un impegno nuovo”. Celebrando il centenario dell’Appello di don Luigi Sturzo “a tutti gli uomini liberi e forti”, il card. Bagnasco ha individuato “tre versanti di revisione” sui quali impegnarsi immediatamente dopo le ultime elezioni europee. “Un primo piano di ripensamento sembra quello dove l’attenzione si è subito applicata: quello dei problemi di ordine economico e finanziario. Legate a questi – ha detto il presidente dei vescovi europei – si impongono le politiche per la famiglia, il lavoro e la disoccupazione, le migrazioni, la difesa, ma anche bisogna rivedere le materie di competenza: l’Europa deve essere più leggera per essere più efficace”. Un secondo piano è quello della “purificazione della memoria: se il continente ha una vocazione unitaria- ha detto Bagnasco -, ricca di storie peculiari, allora bisogna guardare in faccia queste storie che si sono incrociate nei secoli, alleate o scontrate con alterne vicende, basta pensare al secolo scorso. Questa storia complessa – ha proseguito – dovrebbe essere purificata per non pregiudicare il progetto comune: pregresse aspirazioni, successi o delusioni, supremazie o annessioni … dovrebbero essere purificate da quel sogno che si chiama Europa Unita. Essa, da quelle vicende, deve trarre insegnamento e direzione, senza rinnovare aspirazioni egemoniche di nessun tipo: procedere nella fila non significa imporre il passo a tutti”. Il terzo piano di riflessione, infine, è quello “più profondo e quindi fondativo” ovvero la “cura dell’anima”.

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