Migranti e salute: Geraci (Caritas Roma), “accoglienza protetta per pazienti dimessi che altrimenti finirebbero per strada”

“La Costituzione italiana è imperniata su spirito di solidarietà e carità”: lo ha affermato il direttore dell’Area sanitaria della Caritas di Roma, Salvatore Geraci, in una relazione su ‘Carità oltre la carità’ al convegno “Curare i migranti per curare il mondo”, alla Pontificia Università Lateranense. D’altro canto, “anche il Concilio Vaticano II ha rinnovato tutta la pastorale della carità, dando un metodo – ‘vedere, valutare, agire’ di Giovanni XXIII – e poi con la nascita della Caritas”, ha ricordato Geraci. “Il Servizio sanitario nazionale italiano, alle origini, non prevedeva assistenza agli immigrati, semplicemente perché il fenomeno non esisteva. Così è stata la società civile a organizzarsi per creare ambulatori per i migranti, man mano che se ne manifestava la necessità”. “Un’esperienza – ha aggiunto Geraci – è stata quella della Caritas di Roma, animata dal suo fondatore don Luigi Di Liegro, che affermava che ‘la salute dei migranti deve essere tutelata obbligatoriamente’. Siamo ai primi anni Novanta e Di Liegro già parlava di ‘medicina transculturale’”. Geraci ha presentato i molteplici progetti per la salute dei migranti della Caritas di Roma, partiti con l’ambulatorio di via Marsala. Per il futuro, una frontiera importante potrà essere “un’accoglienza protetta per chi viene dimesso dalle strutture di cura e rischia di finire per strada” ha proposto Geraci, che ha concluso sottolineando “l’importanza del volontariato e della costruzione di reti, in ambito ecclesiale e non solo, senza dimenticare la centralità del Servizio sanitario nazionale”.

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