Egitto: card. Sandri, “a distanza di otto secoli possiamo dire che la fatica di san Francesco non è stata vana”

“A distanza di otto secoli siamo certi che la fatica affrontata da san Francesco non è stata vana. Venendo a Damietta egli ha attraversato i confini degli accampamenti e delle opinioni, degli interessi e del potere”. Lo ha detto ieri il card. Leonardo Sandri, durante la s. messa che ha celebrato nella chiesa di S. Giuseppe al Cairo a conclusione del viaggio in Egitto in occasione degli 800 anni dall’incontro tra s. Francesco e il sultano Al-Malik al-Kamel. “Il suo cammino interiore lo ha portato a spogliarsi progressivamente delle sue certezze, partendo da quelle del desiderio di essere un nobile cavaliere e di avere molti beni come il padre commerciante – ha ricordato il card. Sandri – . Dio però non ha disprezzato questo suo desiderio, soltanto ha cambiato il suo modo di attuarlo: non è entrato nel campo del nemico brandendo spade e scudi, ma lo ha fatto nudo, cioè semplice, rivestito soltanto della forza di Cristo. Egli ha preso sul serio il Vangelo, lo ha fatto diventare la lettera, cioè la regola per la sua vita”. La strada che ha portato il Poverello d’Assisi all’incontro con il sultano è stata tutt’altro che semplice e ha permesso a Francesco di spogliarsi di tutto, per offrire la sua testimonianza in semplicità. “Egli non va a proclamare la pagliuzza che sta nel l’occhio dell’uomo che ha di fronte (perché all’uomo senza Cristo manca comunque qualcosa, il senso di una pienezza) ma parte anzitutto dalla trave che sa bene di avere nel suo – ha spiegato il cardinale -. La libertà interiore di san Francesco, fondata nella sua relazione con Cristo, è una domanda aperta anche per noi oggi: la terra di Egitto, come altre in questi ultimi anni, hanno visto scorrere il sangue dei martiri, ma certi segni che ho toccato con mano sembrano indicare (e chiediamo al Signore sia così) che si sta voltando pagina”. Diversi sono i segni che il card. Sandri ha indicato come indicatori di un cambiamento: dalla firma del documento ad Abu Dhabi “all’attività di una fondazione islamica che ha deciso di aiutare alcuni progetti gestiti da una delle Eparchie, perché hanno detto ‘abbiamo visto che voi aiutate tutti gli uomini, senza distinzione di appartenenza’”. “Non trasformiamo il gesto di Francesco svuotandolo di Gesù – ha concluso il cardinale -, ma viviamo lo stesso slancio verso gli altri spinti da Lui”.

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