Diocesi: Bari-Bitonto, per la Quaresima di carità in ogni parrocchia sarà affissa una targa per ricordare un migrante che ha perso la vita in mare

Spinti dal desiderio di realizzare il sogno di una vita migliore, hanno incontrato invece la morte cercando di giungere sulle coste italiane. A questi martiri dei giorni nostri la Chiesa di Bari-Bitonto ha deciso di dedicare un pensiero particolare durante la Quaresima. In ciascuna delle 126 parrocchie dell’arcidiocesi è stata distribuita una targa, indicante alcuni dati di “fratelli migranti”. “In questo tempo di Quaresima, ad ognuna delle parrocchie – spiega l’arcidiocesi – affidiamo in maniera particolare uno di loro”. L’iniziativa rientra nel programma “Quaresima di carità”, incentrato quest’anno sulla figura di santo Stefano, martire che seppe perdonare i suoi uccisori. “Ciascuno di questi fratelli migranti – si legge in un comunicato – può aiutarci in due modi: innanzitutto chiedendo la loro intercessione e preghiera al Padre, di cui già certamente contemplano il volto. In secondo luogo, possono essere occasione di provocazione: per i giovani ad osare nella vita; per gli adulti ad essere più accoglienti e miti, consapevoli che ognuno di questi migranti potrebbe essere nostro figlio, e per la Comunità a non essere chiusa in se stessa. Siamo figli di un solo Dio Padre, che ciascuno chiama come ha imparato e quindi fratelli tra noi, senza distinzione di colore, sesso, religione, nazionalità! Vi chiediamo di esporre la piccola targa in un luogo visibile presso il quale ciascuno possa sostare per una preghiera personale o per la riflessione di tutta la comunità. Inoltre, la Caritas parrocchiale in modo particolare, si faccia promotrice all’interno della comunità di un’iniziativa, una proposta di preghiera o un gesto concreto per condividere la memoria di questi fratelli”.
Tra le proposte inserite nel programma della “Quaresima di carità” c’è anche l’invito – rivolto alle Caritas parrocchiali – a promuovere “segni concreti di carità”, che coinvolgano tutte le generazioni e ad approfondire la storia di un martire, specialmente contemporaneo. Alle comunità parrocchiali si chiede, inoltre, di organizzare incontri con “testimoni di perdono”: “Nelle nostre comunità certamente sono presenti fratelli e sorelle che, anche in maniera umile e silenziosa, hanno contribuito perdonando a fermare o rallentare le ‘spirali’ del male. Invitare i testimoni a raccontare la loro storia – sottolinea l’arcidiocesi – ci ricorda la nostra comune chiamata alla santità”.

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