Violenze su detenuti: arrestati a Torino 6 agenti. Fra Grosso (cappellano), “ci sono volontari e fermento, ma nella ferialità i problemi restano”

“All’interno del carcere c’è il volontariato, che attualmente sta vivendo un momento di crisi, perché i volontari, da un lato, vantano la bellezza di un’esperienza di diversi anni, ma, dall’altro, hanno anche molti anni loro”. Lo racconta al Sir il cappellano della casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, fra Silvio Grosso, dopo gli arresti domiciliari comminati a sei agenti di polizia penitenziaria per ripetuti atti di violenza e tortura nei confronti dei detenuti. “L’amministrazione ha organizzato, quest’anno, un corso per assistenti volontari penitenziari, che ha avuto una grossa affluenza. Lo scopo è stato incentivare un ricambio e una presenza maggiore. Adesso questi nuovi volontari si stanno lentamente inserendo”, spiega il cappellano. A ciò si aggiunge che “ci sono associazioni che propongono attività. La stessa garante dei diritti delle persone detenute si è spesa per attivare delle iniziative interne al carcere di contatto con la società esterna”. Dunque, sottolinea fra Grosso, “c’è fermento, ma nella vita feriale quotidiana le problematiche rimangono, dovute a un sistema che fa fatica a far fronte a un numero di detenuti così alto. Non possiamo nasconderci la necessità di una riforma carceraria: finché non si affronta questo nodo i problemi restano. O si ragiona sul decentrare l’esecuzione penale dal carcere, per cui il carcere è una tra le possibilità e smette di essere la principale soluzione, dando spazio e risorse a una detenzione alternativa, o la situazione non può migliorare”.

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