Sinodalità: card. Bassetti, “i due ostacoli del clericalismo e della pretesa dei laici di essere assecondati dai preti senza mettersi a servizio della missione della Chiesa”

“Da noi, il clericalismo è un ostacolo importante alla conversione missionaria e pastorale della Chiesa proprio perché impedisce la prassi sinodale”. Lo ha affermato, stamattina, il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nel suo intervento al convegno di studi “La sinodalità al tempo di Papa Francesco: tra tradizione ed evoluzione dogmatica”, promosso ieri e oggi a Napoli dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, sezione San Tommaso. “Sinodalità come principio ermeneutico della Chiesa italiana al tempo di Papa Francesco. Contenuti e prospettive” il tema affrontato dal porporato. Il cardinale ha invitato teologi e teologhe a “considerare la correlazione fra sinodalità e teologia del ministero ordinato, nell’ambito di una autentica teologia dei ministeri, che in questo caso devono essere inseriti nella medesima dinamica teologale e cristologica che anima tutta la Chiesa”. Infatti, “l’esercizio dell’autorità fuori dalla dimensione teologale e dalla logica cristica è esercizio mondano del potere che ferisce la comunione ecclesiale. Per porsi a servizio del discernimento, dell’unità e della radicalità del Vangelo, occorre che chi esercita l’autorità abbia statura umana e spirituale: tanta umiltà, tanta preghiera, tanta capacità di accoglienza e di ascolto, tanta consapevolezza di sé per non essere auto-centrato, tanta fiducia che è il Signore il capo della Chiesa, tanta consapevolezza che Lui ama farsi capire prima di tutto dai poveri, dai piccoli e che quindi molto più spesso di quanto crediamo parla attraverso di loro”. Ecco, quindi, “senza giri di parole”, “descritto uno dei più grossi ostacoli al respiro sinodale della Chiesa: il clericalismo!”. Un altro ostacolo è “la pretesa dei laici di essere assecondati dai preti senza mettersi a servizio, assumendosene la responsabilità battesimale, della missione della Chiesa”. “Accade così che noi pastori – vescovi e parroci – perdiamo il nostro tempo a lamentarci per la mancanza di quelle energie che ci servirebbero per continuare a fornire quei servizi che – per abitudine e per la pigrizia di cambiare – la gente continua a chiederci, invece di domandarci qual è la missione che il Signore ci affida con le energie che abbiamo!”, ha osservato il presidente della Cei, chiarendo: “Continuare a fare quel che si è sempre fatto senza discernimento è stupido e rischia di costare molto caro ai giovani e a chi ci seguirà. Cari amici, non possiamo continuare a fare come si è sempre fatto perché molte di quelle cose non le capisce più la stragrande maggioranza delle persone con cui viviamo!”.

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