Consiglio europeo: Sassoli (Europarlamento), “arrabbiati per l’azione di guerra della Turchia. Embargo su armi e stop a negoziati di adesione”

(Bruxelles) “Siamo molto arrabbiati per l’atto di guerra che la Turchia” ha lanciato in Siria contro i curdi, “popolazione alla quale dobbiamo molto, come europei”, per la lotta contro l’Isis. David Sassoli, presidente dell’Euroassemblea, commenta la politica internazionale anche alla luce dell’intervento appena sostenuto dinanzi al Consiglio europeo. “Sono ormai diversi giorni che le nostre opinioni pubbliche guardano con angoscia e rabbia a quello che succede non lontano dai nostri confini. La popolazione curda nel nord-est della Siria ha combattuto con coraggio i terroristi dello Stato islamico e ora è oggetto di un’aggressione da parte di un Paese membro della Nato”. “Condanniamo fermamente e chiediamo l’immediata interruzione dell’azione militare della Turchia nella Siria nord-orientale che costituisce una grave violazione del diritto internazionale e compromette la stabilità e la sicurezza dell’intera regione, causando sofferenze a una popolazione già colpita dalla guerra ed ostacolando l’accesso all’assistenza umanitaria”.
Aggiunge: “Abbiamo il dovere di dare un segnale unitario, promuovendo un embargo comune a livello dell’Unione europea che riguardi non solo le future forniture di armi, ma anche quelle correnti”. “Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per fermare questo atto di guerra e lanciare un’iniziativa discussa in sede Nato, da portare al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’Ue dimostrerebbe così di agire per la pace, parlando con una sola voce, nelle sedi multilaterali”. Il Parlamento europeo, “come affermato già in passato, reitera la richiesta di sospendere i negoziati di adesione con la Turchia”. Poi Sassoli specifica: “È bene ripetere ai nostri cittadini che l’Unione europea non finanzia le autorità turche ma contribuisce direttamente all’assistenza e al miglioramento delle condizioni di vita dei rifugiati tramite le attività delle agenzie delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie. Gli esseri umani in difficoltà non possono mai essere utilizzati come merce di scambio per giustificare inaccettabili violazioni del diritto internazionale”.

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