Card. Newman: p. Steeves, “fede collegata a santità e immaginazione”

“A prima vista potrebbe sembrare che il cardinale Newman, sacerdote e celibe, appartenga al cerchio dei ‘soliti sospetti’ clericali che vengono promossi alla gloria degli altari. Ma tutta la sua vicenda ne ha fatto in realtà un caso speciale. A pensarci bene, la santità di Newman chiede un ‘am­pliamento’ della mente, un uso dell’immaginazione che sia anche veramente cristiano. Richiede di essere ‘immaginifici'”. Ne è convinto il gesuita Nicolas Steeves, docente di teologia fondamentale alla Pontificia Università Gregoriana che nel numero della rivista in uscita sabato – ma anticipato oggi al Sir – analizza la figura di John Henry Newman, beatificato nel 2010 e canonizzato lo scorso 13 ottobre in piazza San Pietro, soffermandosi in particolare sul nesso tra fede, santità e immaginazione. “Nei suoi sermoni, inni e romanzi – sottolinea – cercò di immaginare, e di far immaginare ad altri, cosa fosse la beatitudine futura. Inoltre ritenne sempre che la fede fosse strettamente collegata alla santità e ad una speciale immaginazione plasmata da Cristo. Il suo motto cardinalizio, ‘Cor ad cor loquitur’ (il cuore parla al cuore), riassume poeticamente questa sua visione immaginifica, che ci spinge a credere e ad agire da cristiani oggi”. Secondo Newman, la  santità “non riguarda innanzitutto le opere buone compiute, ma è in fondo frutto di un modo di immaginarsi Dio, se stessi, gli altri e il cosmo: ‘Le opere buone […] sono i mezzi, con l’aiuto della grazia di Dio, per rafforzare ed evidenziare quel principio di santità che Dio ha messo nel cuore e senza il quale […] non possiamo vedere Dio'”. Per questo Newman ha scritto che “di solito il cuore si raggiunge non attraverso la ragione, ma attraverso l’immaginazione”. Con lui, conclude, l’autore dell’articolo, “possiamo affermare che ‘la santità è il volto più bello della Chiesa’”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Europa

Informativa sulla Privacy