Armi nucleari: p. Christiansen, “Papa Francesco ne condanna con fermezza uso e possesso. Tutta la Chiesa si attivi per loro abolizione”

“Giovedì 8 agosto 2019 un missile sperimentale russo è esploso sul Mar Bianco al largo di Arcangelo, sulla costa nord-orientale della Russia. Poco dopo, fonti ufficiali locali hanno riferito livelli di radiazioni 16 volte superiori alla norma. Un evento che ha messo in luce i pericoli di una nuova corsa agli armamenti nucleari”. Esordisce così Drew Christiansen, docente di Etica e sviluppo umano globale presso la Georgetown University di Washington e corrispondente dagli Usa de “La Civiltà Cattolica”. Nell’ultimo quaderno della rivista (4.064) in uscita sabato ma anticipato oggi al Sir, Christiansen espone anzitutto il contesto della nuova possibile corsa agli armamenti nucleari, anche oltre i limiti della “semplice” deterrenza; in particolare, l’emergente indisponibilità delle potenze nucleari a continuare sulla strada tracciata con i trattati internazionali di “non proliferazione”, inaugurata da Reagan e Gorbaciov negli anni Ottanta del secolo scorso. Sull’altro versante, invece, la Conferenza Onu del 2017 sulla proibizione delle armi nucleari ha mostrato che c’è un consenso globale sulla loro abolizione tra gli Stati non nucleari. Dopo avere richiamato lo sviluppo della dottrina della Chiesa cattolica sulle armi nucleari, il gesuita spiega che la loro abolizione è stato l’obiettivo fin dall’enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII, nel 1963. Nel 2017, Papa Francesco ha affermato che “è da condannare con fermezza la minaccia del loro uso, nonché il loro stesso possesso”. Per Christiansen, “la prima cosa da fare è rendere consapevole di questo insegnamento tutta la Chiesa, dai vertici fino ai semplici fedeli. La condanna della deterrenza da parte della Chiesa e il suo sostegno all’abolizione dovrebbero essere pubblicamente insegnati da vescovi, cappellani militari, operatori pastorali e teologi morali”. Ma occorre inoltre “intraprendere iniziative diplomatiche per rafforzare il trattato di abolizione e renderlo efficace”, mobilitare gruppi laici e agenzie di azione sociale della Chiesa. “Per i cattolici e per tutti i cristiani – conclude – è giunto il momento di unirsi a tutti gli uomini e le donne di buona volontà per dire ‘no’ alla guerra nucleare”.

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