Sinodo per l’Amazzonia: mons. Santin, “abbiamo bisogno di ministri propri” per “arrivare in tempo dove ci sono le persone”

“Abbiamo bisogno di ministri propri. Fino ad oggi abbiamo avuto solo ministri che venivano da fuori”. A lanciare l’appello è stato mons. Wilmar Santin, vescovo prelato di Itaituba, in Brasile, che durante il briefing di oggi sul Sinodo per l’Amazzonia ha rivelato che il Papa ha confidato ad un suo confratello “un sogno: vedere in ogni villaggio dell’Amazzonia un padre sacerdote indigeno”. “Cominciate con quello che la Chiesa vi permette: il diaconato permanente”, il consiglio di Francesco. E così, nel suo territorio – 175mila chilometri quadrati, a sud est dello Stato del Paranà, che confina a Sud con il Mato Grosso e ad ovest con lo stato di Amazonas – è stato messo a punto “un piano per i diaconi permanenti”. “Siamo partiti con i ministri della Parola”, ha spiegato il presule: “Nel novembre del 2017 erano 20 donne e 4 uomini, a maggio di quest’anno si sono aggiunti 19 uomini e 5 donne. Così oggi abbiamo 40 ministri della Parola che predicano nella loro lingua. Ora continueremo con i ministri del battesimo e poi con i ministri del matrimonio”. “Tutti gli indigeni tengono al battesimo dei propri figli”, ha raccontato mons. Santin: “Hanno una consapevolezza estremamente chiara del battesimo, e ci tengono moltissimo a sposarsi in chiesa: vogliono la benedizione di Dio. Per questo è necessario che in ogni villaggio ci siamo ministri di battesimo e di matrimonio”. “Dobbiamo arrivare in tempo dove ci sono le persone”, ha concluso il vescovo: “Dobbiamo cambiare la struttura della Chiesa, affinché sia più snella, non più così lenta nelle decisioni, e non dipenda più solo dal sacerdote”.

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