L’Osservatore Romano: Durano (filosofa) su “Donne Chiesa Mondo”, “la vita è impegno, non progetto” e “la dualità della donna è diventata una schizofrenia”

“La vita personale è diventata un aspetto che si cerca di adattare al meglio al piano di carriera”, afferma la giovane filosofa francese Marianne Durano in un’intervista a Marie-Lucile Kubacki, pubblicata sul numero di luglio di “Donne Chiesa Mondo”, il mensile de “L’Osservatore Romano”, dedicato alle “giovani donne”. Per la filosofa, 26 anni e due figli, non è corretto parlare di “progetto di vita”; è preferibile parlare di “impegno”. “Quando ci si impegna – spiega -, lo si fa verso e contro tutto, quali che siano gli imprevisti della vita, mentre il progetto risponde in primo luogo a una volontà di controllare tutto”.  “O si adatta il mercato del lavoro alle donne o si adattano le donne al mercato del lavoro”, dice di fronte al crollo della natalità sostiene. Sul matrimonio evidenzia che ci sono due modi di concepirlo: “come un contratto o come un’istituzione. L’istituzione consiste nel dire m’impegno a rispettare l’impegno preso qualunque sia lo sviluppo degli eventi. I termini del contratto sono definiti dalle parti in anticipo, con alcune condizioni. Se si considera il matrimonio come un contratto, significa che lo si può rescindere se il coniuge non è rimasto fedele all’immagine che si aveva di lui a 20 anni o se si viene separati dagli imprevisti della vita. Nella società contemporanea, il matrimonio tende più dal lato del contratto che da quello dell’istituzione”. E la “dualità della donna”, essere madre e amante, “che è la sua grandezza, è diventata una schizofrenia”

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