Diocesi: Messina, ieri l’ordinazione episcopale dell’ausiliare mons. Di Pietro. L’arcivescovo Accolla, “rimani per tutta la vita un discepolo”

“Tra il Vangelo e te agisce lo Spirito Santo che colma la povertà dell’uomo e ti rende servitore obbediente. Nella misura in cui sei consapevole di essere sotto e non sopra il Vangelo, non rischierai mai di sentirti un arrivato, al contrario avvertirai l’esigenza di rimanere per tutta la vita un discepolo, bisognoso di farti penetrare dal Vangelo fin nelle profondità del cuore, per diventarne umile servo”. Così mons. Giovanni Accolla, arcivescovo di Messina–Lipari–Santa Lucia del Mela, ieri, nel corso del solenne pontificale di ordinazione episcopale di mons. Cesare Di Pietro, chiamato lo scorso maggio da Papa Francesco ad affiancare il presule come ausiliare della Chiesa messinese. È stato lo stesso arcivescovo a presiedere la celebrazione. Consacranti altri due presuli, entrambi di origine messinese: il card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, che in passato ha guidato la diocesi messinese, e mons. Vittorio Luigi Mondello, anche lui eletto ausiliare di Messina, poi vescovo di Caltagirone e, infine, di Reggio Calabria – Bova. Partendo dall’invito a vigilare, scelto come motto da mons. Di Pietro, l’arcivescovo Accolla si è soffermato su cinque differenti aspetti del vegliare, “con la preghiera” e “con amore”. “Prima ancora di consigliare e correggere, incoraggia e valorizza i sacerdoti nei loro doni, assicura affetto, gratitudine e anche il perdono, perché di misericordia abbiamo tutti bisogno. E vigila e veglia – ha detto il presule – su tutti i credenti in Cristo, come fratelli da amare, ascoltare, accogliere”. Altri due aspetti del vigilare sui quali mons. Accolla si è soffermato durante l’omelia della celebrazione di ordinazione episcopale dell’ausiliare: vigilare e vegliare “come povero con i poveri” e a farlo con Maria. “In questa nostra Chiesa hai imparato a vivere in profonda unità la mensa della Parola di Dio, la mensa Eucaristica e l’incontro con i poveri. Sono la premura verso ogni sofferenza e verso quanti si trovano in situazioni di indigenza e di debolezza dell’anima e del corpo – ha detto – a rendere bello e credibile il volto della Chiesa e il vescovo è colui che mostra questo volto più di tutti e prima di tutti”. Infine, l’invito a “vigilare e vegliare come Maria sulla nostra Messina, sulla nostra Chiesa diocesana, sui nostri giovani, sui nostri poveri, per essere strumento della bontà e della misericordia di Dio”.

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