Ermanno Olmi: Giraldi (Cnvf) “cantore della civiltà del lavoro, della religiosità della campagna e della preghiera lontana dalla guerra”

“È difficile raccogliere in poche battute tutta la ricchezza e la complessità della produzione artistica del regista Ermanno Olmi”. Sono le parole condivise con il Sir da Massimo Giraldi, presidente della Commissione nazionale valutazione film (Cnvf) della Cei. “Possiamo tuttavia tracciare una parabola della sua carriera attorno a tre film, tre grandi opere, in tre momenti distinti della sua vita”. Prosegue Giraldi: “Anzitutto ‘Il posto’ del 1961, film che ruota intorno ai giovani alle prese con la prima occupazione e che ci aiuta a cogliere il senso di fermento del mondo del lavoro negli anni Sessanta, in una fase di profonda trasformazione. Olmi ha così fotografato lo spirito di una società in cambiamento, la condizione dell’uomo anche un po’ smarrito dinanzi a dinamiche nuove e inarrestabili”.
Se con “Il posto” il regista bergamasco ci racconta la vita nella città di Milano, con “L’albero degli zoccoli” del 1978 lo scenario si sposta nella campagna bergamasca e le tradizioni popolari. “Il secondo film che rappresenta uno snodo nella carriera di Ermanno Olmi è senza dubbio ‘L’albero degli zoccoli’, con cui tra l’altro vince la Palma d’oro al Festival di Cannes. In particolare, il pregio del film è quello di aver saputo mostrare una campagna dove coabitano la fatica di un lavoro intenso con la gioia dell’armonia naturale e familiare. È il racconto della bellezza del creato”. Conclude il presidente della Cnvf: “Terzo e ultimo film è ‘Torneranno i prati’ del 2014, che costituisce uno sguardo malinconico e doloroso sulle ferite lasciate dalla Grande guerra, con la perdita di troppe vite umane, soprattutto di giovani”.

(Sergio Perugini)

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