Primo maggio: messaggio Cei, “dignità della persona non significa essere destinatari di un mero trasferimento monetario”

“Dignità della persona non significa essere destinatari di un mero trasferimento monetario ma piuttosto essere reinseriti in quel circuito di reciprocità nel dare e avere, nei diritti e doveri che è la trama di ogni società”. Lo scrivono i vescovi italiani nel Messaggio della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace in vista del 1° maggio. “Con il percorso che ci ha portato alle Settimane Sociali di Cagliari – rilevano – abbiamo camminato per le strade del nostro Paese andando sui territori, individuando migliori pratiche e problematiche”. Tre le urgenze fondamentali individuate in questo viaggio nel Paese. “La prima è rimuovere gli ostacoli per chi il lavoro lo crea come sottolineato dal Pontefice nel suo discorso all’Ilva di Genova”. Pr i vescovi, “creare buon lavoro (lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale – EG n. 192) è oggi una delle più alte forme di carità perché genera condizioni stabili per l’uscita dal bisogno e dalla povertà”. “La seconda – proseguono – è avere istituzioni formative (scuole, università, formazione professionale) all’altezza di queste sfide. In grado innanzitutto di suscitare nei giovani desideri, passioni, ideali, vocazioni senza le quali non esiste motivazione né sforzo verso l’acquisizione di quelle competenze fondamentali per risalire la scala dei talenti”. “Sogniamo un mondo – rivelano i vescovi – nel quale i nostri giovani non si domandino semplicemente se potranno trovare un lavoro ma lavorino con passione e costanza per raggiungere l’obiettivo della loro generatività domandandosi quanto lavoro, valore sostenibile, quanto bene comune possono creare per la società in cui vivono”. La terza urgenza “è una rete di protezione per i soggetti più deboli, uno strumento efficace di reinserimento e di recupero della dignità perduta per gli scartati, gli emarginati che desiderano reinserirsi nel circuito di diritti e doveri della società”. “Su questo punto – ammoniscono i vescovi – chiediamo alle nostre forze politiche di superare contrapposizioni strumentali e convergere su un comun denominatore di una rete di protezione universale efficace”. “Un buon lavoro”, concludono, “è dimensione fondamentale per svolgere il nostro ruolo di con-creatori e chiave fondamentale per la generatività, ricchezza di senso e fioritura della vita umana”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia

Informativa sulla Privacy