Missione: don Autuoro (Missio) ai seminaristi, “la messe è molta ma è anche bella”

“La messe è molta ma è anche bella, tutto quello che semina Dio è buono”. Lo ha sottolineato don Michele Autuoro, direttore di Missio, aprendo oggi a Padova il 62° Convegno missionario dei seminaristi organizzato dalla Pontificia Unione Missionaria-Pum. Rivolgendosi agli oltre 150 giovani provenienti da tutte le diocesi d’Italia, ha aggiunto: “Dobbiamo avere uno sguardo contemplativo di rendimento di grazie su questa messe, portando gli occhi va oltre la mia Chiesa al Regno di Dio. Grazie della vostra presenza qui, un giorno ragazzi sarete ordinati per tutta la Chiesa universale. Lo Spirito Santo ci ha convocato qui e quando tornerete alle vostre diocesi portate un po’ di questi semi perché la missione si moltiplichi nelle nostre realtà”. Dopo il saluto di mons. Giampaolo Dianin, rettore del Seminario patavino, dove si svolge l’incontro, ha preso la parola don Gaetano Borgo, direttore del Centro missionario diocesano di Padova. “Sono 3.430 i missionari che stanno annunciando e testimoniando la Buona Notizia in tutto il mondo, inviati dalle nostre Chiese del Triveneto; tra loro 107 sono fidei donum presbiteri, 16 laici e due suore fidei donum. Siamo qui anche per ringraziare insieme il Signore per loro e per le nostre Chiese in tutta Italia che in questi anni hanno generato tanti missionari e che hanno permesso anche alle nostre Chiese di essere in continuo rinnovamento e aperte a tutto il mondo”, ha detto don Borgo che si è rivolto ai partecipanti ringraziandoli per la loro presenza: “Ci portate aria fresca, gioventù piena di sogni per una Chiesa che, ci ricorda papa Francesco, è chiamata ad essere in stato permanente di missione (E.G.25) cioè capace in ogni momento di conversione. Non siamo qui per vedere e confrontarci su chi ha fatto meglio le cose, su chi ha costruito più Chiese nel Sud del mondo o su chi ha convertito di più, ma su come siamo capaci di accompagnare il cammino degli impoveriti del mondo, su come siamo attenti al grido che ci arriva dai popoli del mondo e sulla disponibilità a metterci in uno stato reale di missione, insomma a dare una mano a Dio perché il contagio del Vangelo sia vero, pieno e liberante, per tutti”.

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