Pre-Sinodo giovani: Via Crucis, malavita internazionale, bullismo, tratta, tradimento dell’amicizia

foto Siciliani-Gennari/SIR

“Il problema principale del Messico non è la droga, che è solo una conseguenza di un fattore onnipresente nel nostro Paese, la povertà. Il narcotraffico cesserà solo quando non farà più comodo a nessuno”. Parola di Alejandro, ragazzo messicano di 25 anni che lavora in un distributore di benzina e si dice fortunato perché è riuscito a non rimanere imprigionato nella rete del narcotraffico, in cui tanti ragazzi molto poveri sono stati attirati dalla speranza di soldi facili. La sua testimonianza-denuncia, legata alla malavita internazionale, accompagna questa sera nella Basilica di San Giovanni Laterano la quarta stazione della Via Crucis dei giovani della riunione pre-sinodale. Bullismo, egoismo e sete di potere è la “situazione di male” abbinata alla quinta stazione. A darle voce è la diciottenne Flavia, vittima dei bulli online. “Ho trascorso anni cercando di non far notare che stavo male – dice -: avevo bisogno di una mano perché pensavo di essere sbagliata… Oggi non ho più paura e sto bene per il semplice fatto di sentirmi unica e irripetibile”. Sesta stazione: tratta delle persone e sfruttamento della prostituzione nel racconto di Elena, proveniente dalla Bulgaria, venduta dai familiari ad una banda che la ha portata in Italia e rivenduta ad un’altra banda di romeni, minacciata, picchiata, obbligata a prostituirsi fino a quando è stata salvata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. “Sono uscita sulla strada – dice – fino al giorno in cui don Oreste e don Aldo sono passati, mi hanno vista e mi hanno salvata. Ora sto bene, sono felice e desidero tanto che tutte le altre ragazze che sono ancora schiave possano essere libere”. Grace, 20 anni, alla settima stazione parla di tradimento dell’amicizia, dell’abbandono delle sue tre amiche e ammette: “Rialzarsi è difficile”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Europa

Informativa sulla Privacy