Laudato si’: padre Kaboré (La Civiltà Cattolica), “solido fondamento per una maggiore responsabilità delle imprese in Africa”

“La Laudato si’ è un solido fondamento per una maggiore responsabilità delle imprese e una gestione più etica delle attività in Africa”. Lo scrive padre François Kaboré, redattore de La Civiltà Cattolica, nel primo numero di marzo. Dopo aver elencato una serie di “ferite” inferte all’ambiente, tra cui deforestazione, degrado del suolo e inquinamento, lo scrittore gesuita spiega che “di fronte alla distruzione dell’ambiente, alla destrutturazione dei metodi di produzione delle popolazioni, alle migrazioni forzate e alle tensioni tra allevatori e agricoltori che ne derivano, la distribuzione dei poteri contrattuali non è sempre favorevole alle autorità pubbliche”. “Questo evidentemente pone problemi etici nella gestione delle imprese”, aggiunge. Basta un dato per spiegare “l’asimmetria del potere economico tra le società multinazionali e gli Stati africani”, che “risulta chiara”, “se si confrontano i fatturati di alcune aziende con la spesa pubblica dei Paesi dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale (Uemoa)”. “Il fatturato netto annuo nel 2016 di Bolloré, una delle compagnie più ‘piccole’ impegnate nella Uemoa, supera l’importo totale della spesa pubblica del Togo, il Paese con il livello di spesa più basso. Il fatturato 2016 dell’azienda più potente, Apple, è 46 volte la spesa del Paese dell’Uemoa con maggiore economia, la Costa d’Avorio, e 342 volte la spesa pubblica totale del Paese con l’economia più piccola, il Togo”. In questo scenario, “l’enciclica Laudato si’ costituisce un’opportunità per la Chiesa africana – spiega padre Kaboré -, perché la invita a guardare non soltanto alle problematiche socio-politiche immediate di insicurezza e di instabilità, ma anche e soprattutto ai problemi ambientali ed economici rispetto ai quali le difficoltà socio-politiche sono talvolta soltanto fenomeni secondari”. Offre, inoltre, un richiamo anche per “la responsabilità etica dell’impresa”, che “dovrebbe declinarsi in termini di obbligo di un rendiconto sociale d’impresa”.

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