Nessun fedele deve considerare i servizi ecclesiali in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale come “premi o, ancora meno, diritti acquisiti una volta per sempre” e, al tempo stesso,  non tutti sono chiamati a svolgere determinate funzioni in parrocchia. Sgombra il campo da equivoci mons. Marcello Semeraro,  vescovo di Albano, nell’Istruzione pastorale “Rallegratevi con me”, dedicata all’accompagnamento e all’integrazione dei fedeli divorziati e risposati civilmente nella comunità ecclesiale e consegnata ieri al Consiglio presbiterale. Per quanto riguarda la partecipazione di queste persone impegnate in un cammino di discernimento e conversione ai suddetti servizi ecclesiali, il presule spiega: “Se ritenuti adatti per competenze proprie, questi fedeli accompagnati all’integrazione nella comunità potranno essere chiamati a partecipare come membri dei Consigli parrocchiali” e, “dopo una serena valutazione del parroco”, potranno “partecipare attivamente alla liturgia della Parola durante le celebrazioni”. In campo educativo “potranno essere ritenuti idonei all’insegnamento della religione cattolica” a scuola; “essere educatori nella fede insieme ad altri catechisti dell’iniziazione cristiana” e “dedicarsi agli itinerari di fede proposti agli adulti, o fare parte del gruppo di educatori negli Oratori e dei gruppi famigliari”. In campo caritativo potranno svolgere un prezioso servizio ai più bisognosi, in tutti i campi. “Soddisfatti i requisiti per il discernimento e l’accompagnamento”, si legge ancora nell’Istruzione, dopo “accurata valutazione da parte dei parroci, caso per caso potranno essere ammessi all’ufficio di padrino/madrina. Qualora non si ritrovassero le condizioni necessarie, si valuti la possibilità di ammetterli come ‘testimoni’ accanto a un padrino/madrina”.