Divorziati e risposati civilmente: mons. Semeraro (Albano), “non si tratta di concedere un permesso per poter fare la comunione”

“Da parte del Vescovo, di un parroco o di un confessore, non si tratta affatto di concedere una sorta di permesso per accedere alla comunità dei fedeli, o più semplicemente per poter fare la comunione”, chiarisce mons. Marcello Semeraro,  vescovo di Albano, nell’Istruzione pastorale “Rallegratevi con me”, dedicata all’accompagnamento e all’integrazione dei fedeli divorziati e risposati civilmente nella comunità ecclesiale e consegnata ieri al Consiglio presbiterale. “Posta in questi termini la questione è radicalmente fuorviante”, scrive nel documento sgombrando il campo da equivoci. Per avviare il cammino di conversione e crescita personale di questi fedeli, avverte il presule, sono indispensabili alcune condizioni, sia riguardo al precedente matrimonio, sia alla nuova unione. Tra queste la fedeltà nella nuova unione e la consapevolezza della sua “irregolarità”. “Cuore dell’accompagnare è il discernimento”, ossia “la ricerca della volontà di Dio da realizzare, e dei i passi e dei mezzi concreti per attuarla”. Con una precisazione: “Amoris laetitia non parla mai di un ‘permesso’ generalizzato per accedere ai Sacramenti da parte di tutti i divorziati risposati civilmente; nemmeno dice che il cammino di conversione iniziato con coloro che lo desiderano debba portare necessariamente all’accesso ai Sacramenti”.

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