Elezioni 2018: Consulta aggregazioni laicali Basilicata, “no all’astensionismo, il cambiamento parte dal basso”

“Troppo ampia, secondo tutti i sondaggi della vigilia, la fascia degli indecisi per le elezioni del 4 marzo; è concreto quindi il rischio di una ulteriore disaffezione della gente verso la politica e le istituzioni se non si mettono al centro, nel tempo che resta di campagna elettorale, i temi che ‘incontrano e abbracciano’ la vita di ciascuno”. Lo scrive la Consulta delle aggregazioni laicali della Basilicata sul messaggio, pubblicato su “Logos”, il quindicinale della diocesi di Matera-Irsina, in vista delle elezioni politiche, “un appuntamento davanti al quale non si può restare indifferenti”. “A oggi sembra che nessun elemento programmatico emerso sia in grado di risvegliare e motivare un elettorato che in Basilicata già alle ultime elezioni regionali, per più del 50%, ha preferito disertare le urne”. Le associazioni e i movimenti cattolici della Basilicata, “interpellati da questo senso di sfiducia”, sentono di dover lanciare forte un appello a tutti i cittadini “perché si vada a votare”. “Il cambiamento parte dal basso, dal nostro lavoro, dalle nostre case, dalle nostre comunità, dal nostro senso di partecipazione – si legge -; si coltiva nel terreno della responsabilità civile, si edifica nel territorio del dibattito pubblico che abbiamo, anche come cattolici o proprio perché cattolici, il dovere di animare”. La Consulta, che si propone di essere “laboratorio di confronto”, sottolinea che “la nostra Italia non parte se non parte il Sud perché lo sviluppo del Mezzogiorno fa bene a tutto il Paese”. Quindi, segnala le opportunità che “riguardano il territorio”, “il turismo e la stessa Matera capitale europea della cultura per il 2019; è la prima volta del sud e dovrebbe essere il simbolo del nuovo paradigma del meridionalismo: che propone e offre e non chiede”. Citando in più occasioni Papa Francesco, il messaggio si conclude con l’invito ad “abitare questo tempo col desiderio di ricucire il tessuto sociale” e di “essere autenticamente presenza viva nella storia, consapevoli che la fede in Cristo è un bene anche per le nostre città”. La sfida indicata è quella di assumere “la fatica della costruzione del bene comune, affrancandoci come elettori da una banale e controproducente anti politica”.

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