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Corridoi umanitari: card. Souraphiel (Addis Abeba), “tutti i Paesi europei dovrebbero accogliere rifugiati. Ma è bene che nostri giovani rimangano”

(da Addis Abeba) “Mentre gli altri Paesi chiudono le frontiere noi che siamo un Paese povero accogliamo oltre 900.000 rifugiati in fuga da guerre e dittature e diamo loro educazione gratis dalle elementari all’università”. A parlare al Sir e ad altri media cattolici è il cardinale Berhaneyesus d. Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba, in Etiopia, che ci riceve nella sede dell’arcivescovado, a fianco della cattedrale St. Mary Covenant, a pochi passi da una moschea.

Sede dell’arcivescovado di Addis Abeba

I cattolici in Etiopia sono solo lo 0,7% di 102 milioni di abitanti. Il 46% sono ortodossi etiopi, il 33% musulmani. Qui il cattolicesimo ha radici molto antiche, si è insediato nel Paese nel IV sec. d.c., e ha permeato fortemente l’arte e la cultura etiopica. “Il nostro Paese ospita pacificamente persone di diverse religioni – ha ricordato – e rifugiati somali, eritrei, sudanesi, sud sudanesi, congolesi, yemeniti”. L’arcivescovo di Addis Abeba guarda con favore all’iniziativa dei corridoi umanitari del protocollo Stato-Chiesa italiana che oggi portano in Italia 113 profughi, fino a raggiungere la cifra di 500 entro fine 2018. Anche se, precisa, “500 sono pochi di fronte a 900.000 rifugiati: tutti i Paesi europei dovrebbero fare come l’Italia”. A suo avviso, vista la grande povertà e disoccupazione giovanile in Etiopia e in tutta l’Africa, “noi dobbiamo cercare soluzioni qui, attraverso l’educazione, i training, la promozione delle piccole imprese”. La Chiesa cattolica, in una situazione di minoranza come in Etiopia, conclude, “deve costruire ponti, non muri come vorrebbe Trump. Ed è nostra responsabilità far cambiare idea ai giovani che vogliono andare fuori dal Paese per risolvere i problemi”.

 

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