Sicurezza: espulsi un algerino e un tunisino considerati contigui ad ambienti dell’estremismo islamico

Due cittadini stranieri – un algerino e un tunisino – sono stati espulsi con accompagnamento alla frontiera in quanto ritenuti pericolosi per la sicurezza dello Stato per la loro contiguità ad ambienti dell’estremismo islamico. Ne ha dato notizia il Viminale in una nota.
Il cittadino algerino, di 57 anni, era in Italia dal 1989. Nel 1998 era stato arrestato insieme ad altri stranieri sospettati di collegamenti con il Gia (Gruppo islamico armato) e indagati per associazione per delinquere finalizzata alla contraffazione documentale ed alla spendita di denaro falso. Condannato a 4 anni di reclusione, successivamente era stato arrestato per reati comuni: “In carcere – si legge nella nota – si era evidenziato per essersi imposto a guida spirituale per gli altri detenuti di credo islamico, conducendo le preghiere nel corso delle quali fomentava sentimenti antidemocratici e di odio religioso, esaltando il jihad ed il martirio”. Tali condotte hanno determinato nel 2017 il fermo per il reato di istigazione e apologia di delitti di terrorismo. Scarcerato nel giugno scorso è stato infine trasferito presso il Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Potenza e successivamente rimpatriato dalla frontiera area di Roma.
L’altro straniero, un 25enne tunisino, era sbarcato a Lampedusa lo scorso luglio e ospitato presso il locale Hot Spot, dove è stato riconosciuto da un suo connazionale, anch’egli nella medesima struttura, che lo ha identificato come un combattente jihadista in Siria. Accompagnato al Cpr di Torino, è stato rimpatriato dalla frontiera aerea di Palermo.
Con questi provvedimenti salgono a 346 le espulsioni eseguite dal gennaio 2015 ad oggi, di cui 109 nel 2018. Nel 2017 sono stati eseguiti 105 allontanamenti.

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