Diocesi: Milano, studio scientifico conferma che il volto di sant’Ambrogio è quello ritratto nella cappella di san Vittore

Come afferma la tradizione sant’Ambrogio si era davvero procurato una brutta frattura alla spalla destra in seguito ad un incidente e il suo volto doveva essere molto simile a quello raffigurato nel ritratto che compare nel mosaico della cappella di San Vittore in Ciel d’oro, all’interno della basilica fatta costruire dal santo durante il suo episcopato milanese. Gervaso e Protaso, invocati da Ambrogio “tales ambio defensores”, avevano una ragguardevole statura, furono martirizzati in giovane età ed erano certamente fratelli.
Questi sono i primi esiti della ricognizione eseguita sui resti dei corpi dei tre santi maggiori della Chiesa ambrosiana, illustrati oggi da Cristina Cattaneo, ordinario di Medicina legale e direttrice del Centro LabAnOf dell’Università Statale di Milano, nel corso della conferenza stampa convocata nella sala capitolare della basilica di Sant’Ambrogio per presentare lo studio multidisciplinare sulle reliquie, promosso dalla parrocchia, sotto l’alto patrocinio della diocesi di Milano.
“La professoressa che ha coordinato le ricerche – si legge in una nota – ha spiegato che dall’esame radiologico e anatomico eseguito risulta che i resti di Ambrogio sono quelli di un uomo sano di circa sessant’anni, alto circa 170 cm, con una brutta frattura alla clavicola destra che gli doveva procurare dolori e difficoltà nei movimenti, come lo stesso Ambrogio lamenta nei suoi scritti alla sorella Marcellina”. Inoltre lo studio della fisionomia del cranio mostra sotto le orbite una marcata asimmetria, dovuta ad un evento traumatico sulla cui natura si sta ancora indagando. Tale conformazione conferma, per la prima volta su basi scientifiche, la verosimiglianza attribuita dagli studiosi della storia dell’arte al ritratto del Santo presente nel mosaico della cappella di San Vittore in Ciel d’oro.
“Le indagini microbiologiche – prosegue la nota – hanno permesso di fugare ogni dubbio sull’ammaloramento delle ossa: le analisi hanno stabilito che gli scheletri si sono conservati perfettamente e non sono al momento attivi micro-organismi che possono intaccare la sopravvivenza”.
“Questa cura per le reliquie di valore unico per la devozione della Chiesa ambrosiana e della Chiesa universale è un esercizio significativo di alleanza tra scienze e comunità cristiana. Aiuta i cristiani a non dimenticare mai che il Cristianesimo è una fede costruita sull’incarnazione del Verbo di Dio in Gesù di Nazaret: la dimensione storica per il Cristianesimo è irrinunciabile”, ha messo in evidenza don Walter Magni, portavoce dell’arcivescovo di Milano, leggendo un messaggio firmato dallo stesso mons. Delpini e inviato all’abate della basilica di Sant’Ambrogio.
“Attraverso questo studio abbiamo contribuito a custodire questo tesoro di fede e di bella umanità che Milano offre al mondo”, ha detto mons. Carlo Faccendini, abate e parroco di Sant’Ambrogio.

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