Volontariato: Tabò (Csvnet), “cala il numero di centri di servizio, ma non diminuirà la presenza capillare sul territorio”

Entro il 2019 il numero dei Centri di servizio per il volontariato (Csv) italiani passerà dagli attuali 65 a 49. È questo il nuovo assetto deciso nell’ultima riunione della Fondazione Onc, l’Organismo nazionale di controllo dei Csv, che si è tenuta ieri. La decisione è stata presa in applicazione dell’articolo 61 del Codice del terzo settore (Dlgs 117/2017), il quale ha disposto il nuovo accreditamento dei Centri di servizio e dettato i criteri per determinare il loro numero. L’articolazione emersa dalla riunione vedrà dieci regioni e le due province autonome di Trento e Bolzano con un solo Centro, mentre nelle nove regioni restanti il loro numero oscillerà tra 3 e 6 Csv. E dopo l’apertura di quello di Bolzano tutte le province italiane avranno un Csv di riferimento. Il ridimensionamento del numero dei Centri non determinerà una svalutazione dei Csv e dei loro punti di forza, vale a dire il loro radicamento territoriale e la loro capillarità, oggi esressa in circa 400 “punti servizio” in tutta Italia. “Il cammino che ora inizia, e che comporterà la scrittura dei nuovi statuti, – sottolinea il presidente di CSVnet Stefano Tabò, – permetterà di reinterpretare e rafforzare questa presenza, rendendo possibili nuove configurazioni operative e ottimizzando risorse ed energie. Un passaggio del resto direttamente rispondente allo scenario prefigurato dal Codice del terzo settore”. Era stata comunque la stessa rete dei Centri ad avviare una riorganizzazione graduale in questi anni, passando dai 78 di alcuni anni fa agli attuali 65. “Si è trattato di processi partecipati e mai verticistici, – sottolinea ancora Tabò, – dai quali sono emersi orientamenti che, ad eccezione di una sola regione, l’Onc ha pienamente recepito”.

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