Sinodo 2018: suor Mina Kwon (Corea), “riconoscere e rafforzare il ruolo delle donne nella Chiesa”

“Riconoscere e rafforzare il ruolo della donna nella Chiesa”. A chiederlo è stata suor Mina Kwon, uditrice, direttrice e counselor presso la Catholic University di Daegu, in Corea, durante il briefing odierno sul Sinodo dei vescovi in corso in Vaticano fino al 28 ottobre. “Non tutte le religioni lavorano in condizioni eque”, la denuncia a proposito di alcuni “atteggiamenti autoritari che vanno contro i valori evangelici” e che sono frutto “del clericalismo che si oppone all’unità” e introduce nella Chiesa “una gerarchia medievale che è causa di disuguaglianza e di esclusione”. “I giovani hanno bisogno di uomini e donne che vivano in armonia nella Chiesa”, la proposta della religiosa coreana, che citando il tema della direzione spirituale, dibattuto nella seconda settimana del Sinodo – dedicata al discernimento, sulla scorta della seconda parte dell’Instrumentum laboris – ha fatto notare che “tale ruolo non può essere limitato solo ai sacerdoti”. Rispondendo alle domande dei giornalisti sul motivo per cui le donne presenti al Sinodo, e in particolare le otto superiore religiose, non possano votare, mons. Everardus Johannes de Jong, vescovo di Cariana (Paesi Bassi), ha risposto: “La presenza delle donne è così chiara e la loro voce così ascoltata. Noi ascoltiamo le donne, ma votare non è qualcosa che implica avere un potere. Questo è un Sinodo consultivo, dice anche cosa pensano le donne: c’è una grande apertura verso tutti, e le donne fanno parte di questo processo, così come hanno fatto parte del pre-Sinodo. La loro opinione è molto ben espressa nell’Instrumentum laboris. Resta il fatto, però, che Gesù abbia scelto degli apostoli che erano maschi: quello in corso è un Sinodo dei vescovi, non ci sono donne-vescovo e donne-cardinale, dobbiamo convivere con questa situazione”.

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