Conti nazionali: Istat, “nel 2016 lieve diminuzione delle unità di lavoro irregolari”

La componente di valore aggiunto generata dall’impiego di lavoro irregolare “incide maggiormente nel settore degli altri servizi alle persone (con un peso del 22,8% nel 2016), dove è principalmente connessa al lavoro domestico, e nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (16,4%)”. Lo rileva oggi l’Istat. Nel 2016 “le unità di lavoro irregolari sono 3 milioni 701mila, in prevalenza dipendenti (2 milioni 632mila), in lieve diminuzione rispetto al 2015 (rispettivamente -23mila e -19mila unità). Il tasso di irregolarità, calcolato come incidenza delle unità di lavoro (Ula) non regolari sul totale, è pari al 15,6% (-0,3 punti percentuali rispetto all’anno precedente)”.
L’incidenza del lavoro irregolare, dice ancora l’Istat, “è particolarmente rilevante nel settore dei servizi alle persone (47,2% nel 2016, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto al 2015), ma risulta significativo anche nei comparti dell’agricoltura (18,6%), delle costruzioni (16,6%) e del commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (16,2%)”. E “le attività illegali considerate nella compilazione dei conti nazionali hanno generato poco meno di 18 miliardi di euro di valore aggiunto (compreso l’indotto), con un aumento di 0,8 miliardi, sostanzialmente riconducibile alla dinamica dei prezzi relativi al traffico di stupefacenti”.

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