Regno Unito: May istituisce ministero per la Solitudine. Booth (Un. Saint Mary), “problema serio, ma partire dal basso non dall’alto”

(Londra) “Un ministro per la solitudine? È preoccupante che ci troviamo in una situazione in cui il governo debba intervenire per assicurarsi che le persone siano meno isolate”. Philip Booth, cattolico, docente di finanza e di politica all’Università londinese di Saint Mary, ed esperto di dottrina sociale della Chiesa, accoglie con scetticismo la notizia che Theresa May ha nominato un sottosegretario che si occuperà di rendere più umana la società britannica, rafforzando il senso di comunità. Booth non si oppone certo all’idea che Tracey Crouch, il nuovo sottosegretario per la solitudine, cerchi di aiutare i 9 milioni di persone che vivono “isolate”, i 2 milioni di individui che abitano soli e gli almeno 200mila anziani che trascorrono settimane senza incontrare nessuno, ma è convinto che il problema debba essere affrontato diversamente. Ovvero partendo dal basso anziché dall’alto. “Negli ultimi quarant’anni le famiglie si sono disperse in diverse parti del Regno Unito e sono diventate più piccole e frammentate”, dice ancora Booth. “Le chiese, che tradizionalmente erano il luogo privilegiato di formazione delle comunità, si sono indebolite. È importante ripartire da parrocchie, associazioni e famiglie per combattere l’isolamento e sono le autorità locali, anziché quelle nazionali, che possono agire meglio a questo livello. Perché possono trovare modi adeguati di aiutare la comunità locale”.

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