“Avvenire” apre la sua prima pagina con un titolo per un nuovo capitolo della vicenda di Charlie, con la richiesta dei genitori di portare il piccolo a casa per le sue ultime ore. Una decisione che è osteggiata dall’ospedale londinese dove ora è ricoverato il bimbo affetto da una rara malattia genetica. L’editoriale è affidato allo scrittore Ferdinando Camon: “Non lo dimenticheremo mai il piccolo Charlie, e ciò che non si dimentica vale la pena incontrarlo. Questa massima funziona per tutto, anche per i libri. Se un libro poi lo dimentichi, non vale la pena leggerlo. Ma se non lo dimentichi più, allora fa parte di te, è in te, sei tu. Contiene le parole che cercavi, delle quali avevi bisogno. Quali parole stanno scritte nel libro intitolato Charlie? Scrivo questa domanda e mi suona alle orecchie il rimbrotto del giudice dell’Alta Corte, Nicholas Francis: ‘Molte cose hanno detto su questo caso persone che non ne sanno nulla, ma si credono autorizzate a esprimere opinioni’. È un rimprovero per me e per quelli come me, che non sono giudici e non sono medici, e tuttavia su questo caso umano pensano e parlano perché sono umani”, conclude Camon.
A centro pagina una grande foto per il ricordo di padre Hamel, il sacerdote ucciso un anno fa nella sua chiesa di Rouen. L’arcivescovo della città lo ricorda così: “Un prete che ha vissuto la prossimità. Sapeva stare tra la gente, anche con la comunità musulmana”.
L’altro titolo importante della prima pagina di “Avvenire” è per l’accordo sulla Libia, stipulato sotto gli auspici del presidente Macron, tra il premier Serraj e l'”uomo forte” Haftar. In un breve commento, si sottolinea come le critiche delle opposizioni politiche interne alla linea italiana siano soltanto distruttive e non portino certo a migliorare i risutati della nostra diplomazia sul fronte mediterraneo.