Usura: mons. Renna (Cerignola), “solo una coscienza libera è capace di vedere autenticamente il bene”. Mons. D’Urso, “dialogare con Istituzioni”

“La condanna dell’usura è un elemento costante, che troviamo dalle Sacre Scritture a oggi nel Magistero”. Lo ha sottolineato, stamattina, mons. Luigi Renna, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, intervenendo al convegno “22 anni di servizio alle persone vittime dell’usura”, promosso oggi, nella Capitale, dalla Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II, presso la “Cittadella della Carità – Santa Giacinta” della Caritas di Roma. “Per l’usura – ha precisato il presule – il Catechismo della Chiesa cattolica richiama il V Comandamento, ‘Non uccidere’, perché l’usura uccide. Anche Giovanni Paolo II, in una delle sue ultime udienze generali, invitava a non praticare l’usura, ‘piaga che ai nostri giorni è un’infame realtà, capace di strozzare molte persone'”. Mons. Renna ha ricordato vari interventi nel magistero. Tr gli altri, ha citato “Benedetto XIV, che nel 1754  distingueva, dal punto di vista giuridico e della coscienza, tra interesse lecito e illecito, che deve essere restituito”, Paolo VI, Benedetto XVI con la “Caritas in veritate” e i capitoli sociali della “Evangelii gaudium”. “Oggi – ha osservato – l’attenzione del magistero si concentra sull”usura’ applicata dagli Stati sulle spalle dei Paesi poveri. Papa Francesco parla di discernimento perché l’uomo è al centro. Le questioni economiche e antropologiche sono strettamente connesse”. Analizzando la società attuale, il presule ha fatto notare che “solo una coscienza libera è capace di vedere autenticamente il bene”. “Quando ci troviamo di fronte a una vittima dell’usura e a un usuraio ci troviamo dinanzi a persone nelle quali la coscienza è stravolta, non è più libera, ma schiava”. La vittima “non riesce a vedere le sue responsabilità nei confronti della famiglia e del lavoro per colpa di una dipendenza del gioco d’azzardo. Chi non riconosce più il valore del denaro come mezzo e non come fine è, invece, l’usuraio”.
Mons. Alberto D’Urso, presidente della Consulta nazionale antiusura, ha concluso l’incontro con un invito al “dialogo”: “Anche se le Istituzioni ci deludono, non dobbiamo smettere di cercare un rapporto, le persone si possono convertire”. Dopo aver richiamato “le motivazioni cristiane e umane che hanno portato alla costituzione delle fondazioni antiusura”, mons. D’Urso ha ricordato l’incontro avuto qualche giorno fa dalla delegazione delle associazioni, degli enti della comunità ecclesiale e dei movimenti con il sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Giampaolo Barettache, in merito alla regolazione del gioco d’azzardo.

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